Non c’è alcun colpo di scena in questa storia, perché gli odiatori seriali cadono in un loop, una cantilena di stereotipi e frasi fatte che, come nenie magiche, assopiscono l’intelletto
Sono tante le semplici formule che gli haters utilizzano per istigare all’odio, evitando con cura ogni genere di confronto o approfondimento:
– i migranti ci rubano il lavoro –
– io sparo per legittima difesa –
– quello è drogato e merita la morte –
– prima gli italiani! –
– vestita così se l’è andata a cercare! –
– Un gay è un malato da curare –
Queste e tante altre tristi congetture compongono l’alfabeto dell’odio.
Ma definiamo più a fondo la figura, ormai molto comune, degli haters.
Gli odiatori seriali hanno un profilo psicologico e sociale ben definito
Anzitutto, prediligono infierire su soggetti deboli o in minoranza, quali immigrati, omosessuali, emarginati e tutta quella parte di popolazione che identificano come facile preda.
Inoltre è per loro fondamentale il consenso pubblico. Sono alla continua spasmodica ricerca di sostenitori, adepti dell’odio. In tal modo giustificano agli altri, ma soprattutto a se stessi, gli eccessi in cui inevitabilmente cadono.
Altro elemento comune è l’ignoranza, ovvero gli odiatori seriali in realtà non conosco gli argomenti che affrontano. Pertanto pongono a sostegno di ogni loro asserzione pregiudizi e stereotipi, efficaci esche in questo mare infinito di cliché.
Ma hater si nasce o si diventa?
“Homo homini lupus” citando Hobbes, che tradotto letteralmente sarebbe “l’uomo è un lupo per l’uomo”. Quindi davvero la nostra natura ci porta ad essere pericolosi per noi stessi? Oppure è la società che segna tracce profonde in ognuno di noi, fino a renderci aggressivi verso i nostri stessi simili?
Di certo dietro il comportamento degli odiatori seriali c’è un mix di sentimenti intimi e potenti: quale paura, invidia, insoddisfazione e, molto spesso, un vero e proprio disturbo antisociale. Ciò che sembra essere predominante però è una profonda insicurezza, di cui l’hater spesso prova vergogna e cerca di nascondere in ogni modo possibile. Più si sente insicuro e più diventa aggressivo. Ecco perché per gli odiatori seriali è fondamentale sentirsi parte di un gruppo e la rete internet agevola lo scopo. Per loro è di primaria importanza ricevere likes o commenti che fomentino lo loro asserzioni, solo in questo modo riusciranno ad arginare l’immenso oceano delle loro incertezze.
Lo scopo degli odiatori seriali è la ricerca del piacere personale, una sorta di autoerotismo psicologico
Questo atteggiamento profondamente narcisistico, ha come scopo quello di contrastare impulsi derivanti dalla frustrazione di non essere all’altezza del contesto.
Essere circondato da seguaci è per l’hater il paradiso in terra, perché ciò lo rende fiero di sé e giustifica comportamenti estremi e aggressivi. Fatto ciò l’odiatore si libera di ogni insoddisfazione personale creando nella sua mente un piacere orgasmico altamente appagante.
Bisogna quindi prestare attenzione, perchè gli haters rappresentano un pericolo, non solo per se stessi, ma anche per la società
Oggi più che mai l’hater ha un potere illimitato. Grazie ai social riesce facilmente a veicolare il proprio odio e diffonderlo come una piaga a chi si rispecchia nelle sue patologie. Un “effetto gregge” con risvolti inquietanti. Come un’ eco, l’astio viaggia in rete, rimbalza e accresce esponenzialmente la sua forza. Qualunque mezzo diventa lecito purché faccia rumore: insulti, calunnie e fake di ogni genere colpiscono chi resta fuori dal circuito dell’odio. Se poi le vittime reagiscono, l’hater si fa ancora più molesto, più feroce.
Ecco perché forse la cura sarebbe ignorare.
Rinnegare gli odiatori seriali affinché perdano ogni motivazione nel compiere i loro tentativi di istigazione all’odio
Purtroppo oggi siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Molti haters ricoprono infatti ruoli di rilievo, sono popolari, riscuotono successo. Forse perché la società è caduta in un effetto specchio e tutta la rabbia, la paura, l’inerzia, riflette perfettamente il profilo psicologico di certi noti odiatori seriali. Basti considerare le trasmissioni mediatiche, dove puntualmente i confronti si misurano a suon di insulti, a chi urla di più, a chi calunnia di più.
E per quanto riguarda la politica, ahimè, molti soggetti incarnano perfettamente il profilo di hater. Potremmo anche fare nomi e cognomi… ma giorni fa qualcuno ci ha preceduti. Ciò ha scaturito una risposta molto aggressiva, come volevasi dimostrare, rigirando il dito nella piaga dell’odio. Gli odiatori seriali sono ormai talmente radicati nella nel tessuto collettivo che, molto probabilmente, a questi mali estremi, neanche gli estremi rimedi sarebbero più sufficienti.
Sabrina Casani