Un’infermiera di Londra si è dimessa dopo che le è stata vietata la mascherina durane le ore di lavoro.
A raccontare la storia è stato The Guardian. Il quotidiano ha riportato la lettera di dimissioni di Tracy Brennan, l’infermiera alla quale è stata vietata la mascherina. Ma facciamo un passo indietro.
Tracy si è sottoposta volontariamente ad un periodo di isolamento di 14 giorni. Questo perché la figlia dell’infermiera aveva manifestato i sintomi del Coronavirus. Tornata al lavoro, la donna ha iniziato ad indossare la mascherina da ella stessa acquistata. La Brennan era destinata ad un reparto non dedicato al Coronavirus. I pazienti che assisteva non erano quindi positivi. Pare che essi fossero contenti che usasse la mascherina, e che in alcuni casi l’avessero addirittura incoraggiata ad usarla.
Ma la direzione del Hillingdon Hospital, dove la donna lavora, l’ha convocata per un colloquio, sostenendo fosse vietata la mascherina durante le ore di lavoro.
L’infermiera ha obbedito a malincuore, ma ha posto anche le proprie rimostranze quando, ormai tolta la protezione, un paziente le ha tossito in viso. La direzione dell’ospedale le ha però proibito ancora una volta l’utilizzo del dispositivo di protezione. Tracy Brennan si è così vista costretta a dimettersi.
Con estrema tristezza, sento di non avere altre alternative che consegnare le mie dimissioni, poiché non mi è permesso indossare sufficienti dispositivi di protezione per il ruolo che svolgo.
Costernazione, e non rabbia, traspare dallo scritto della Brennan. Tanto che la donna conclude invitando calorosamente i propri interlocutori a tenersi al sicuro durante questi troubling times, ovvero tempi difficili.
Un portavoce dell’Hillingdon Hospital ha dichiarato che l’ospedale prende molto seriamente la sicurezza dei propri lavoratori.
Egli ha aggiunto che vengono attentamente seguite le disposizioni del Governo in materia. Il portavoce ha inoltre sottolineato che vengono svolti periodici corsi di aggiornamento, e che viene fornita ai dipendenti l’assistenza di cui hanno bisogno. Un’assistenza sia fisica per la loro salute, ma anche mentale per il loro benessere.
Le associazioni di categoria dei lavoratori della Sanità britanniche stanno chiedendo che il Governo converta le aziende.
Che le converta affinché producano dispositivi di protezione in quantità adeguate e, preferibilmente, del più alto livello. Il Dipartimento della Salute, intanto, sostiene che, pur essendoci alcuni – limitati – problemi di distribuzione a causa dell’emergenza, ci siano abbastanza dispositivi disponibili per le necessità dei lavoratori impegnati nella lotta al Covid-19.
Chi scrive non può che sostenere la salute e la sicurezza di chi, ogni giorno, è impegnato in prima linea per fronteggiare questa emergenza, in qualsiasi angolo del Pianeta si trovi.
Mariarosaria Clemente