Il tempo delle guerre deve finire, questo l’appello delle Nazioni Unite alle parti coinvolte per unire le forze contro il Coronavirus.
Il mondo è in guerra e non ha mai smesso di esserlo ma, oggi più che mai, c’è una battaglia che vale la pena combattere insieme, uniti come un unico popolo ed è la pandemia dovuta alla diffusione del Covid-19.
Le guerre attive nel mondo sono più numerose di quello che si pensa. Per numero di vittime le principali sono quattro: la guerra in Afghanistan, che miete vittime dal 1978; la guerra della droga messicana, con 17.000 vittime solo nel 2019; la guerra civile in Siria, con 570.000 dal 2011; la crisi dello Yemen, con 80.000 morti dal 2011.
A queste si aggiungono poi “guerre minori” con meno di 10.000 vittime al 2019 e numerosi altri conflitti con un basso numerose di vittime (dalle decine alle centinaia di vittime l’anno) che coinvolgono principalmente l’Africa e l’Asia, come si evince dall’infografica di Ermanno Ferretti.
Coronavirus, l’appello delle Nazioni Unite
Solidarietà tra popoli e unità d’intenti è questo l’auspicio delle Nazioni Unite che per far fronte comune contro il Coronavirus si appellano alle popolazioni affinché “tacciano i cannoni”. Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha richiesto di proteggere l’umanità e i civili più vulnerabili dalla “furia del Covid-19”, il nemico comune che sta minacciando il mondo intero.
I positivi al Covid-19 nel mondo sono 600.000, stando all’ultimo bilancio fornito dalla Johns Hopkins University. Più precisamente i casi (attualmente) registrati sono 601.478, mentre il numero dei decessi è salito a 27.862 con circa 131.826 guariti in tutto il mondo.
L’appello di António Guterres è arrivato lo scorso lunedì, con l’intento di proteggere i civili delle zone di guerra, più vulnerabili alla furia del Covid-19. Un paese dopo l’altro ha accolto le parole del segretario generale dell’ONU, ribelli ed eserciti governativi hanno dato vita a una pace temporanea.
Proclamato il cessate il fuoco
Dalla Siria allo Yemen, dalle Filippine al Camerun i cannoni hanno smesso di far fuoco, eserciti governativi e ribelli hanno deciso di mettere da parte le reciproche rivendicazioni per far fronte comune contro un male altrettanto mortifero e pericoloso: il Covid-19.
Martin Griffiths, l’inviato dell’Onu nello Yemen, ha reso note le risposte positive per il cessate il fuoco da parte dei ribelli houthi sia dal governo yemenita. Situazione simile in Camerun, qui i ribelli anglofoni del Socadef hanno indetto un cessate il fuoco temporaneo.
Anche il partito comunista delle Filippine e il Governo del Paese hanno cessato il fuoco, stessa cosa per quanto riguarda le SDFF (Forze Democartiche Siriane) si sono dette disponibili a una tregua e a “fermare ogni azione militare” nella parte Nord Est del Paese. Da parte del Segretario generale Guterres è arrivato l’invito agli altri protagonisti del conflitto in Siria a ritirare le armi.
Il cessate il fuoco è il primo di una serie di passi per salvaguardare dall’emergenza Coronavirus le popolazioni a rischio, in questo senso le stazioni radio delle Nazioni Unite stanno svolgendo un ruolo fondamentale per la diffusione delle informazioni alle comunità più vulnerabili sulla diffusione del Coronavirus e sulle modalità di prevenzione e protezione che può mettere in atto il singolo cittadino.
La speranza è quella che questo sia l’inizio di un futuro dialogo tra le parti, che possa portare a una pace duratura nel tempo anche dopo che la terribile emergenza sanitaria che ha colpito il mondo cessi di essere una minaccia.
Emanuela Ceccarelli