Beppe Sala e Matteo Salvini hanno commesso lo stesso errore nello spronare il Paese a non fermarsi, ma la differenza sostanziale sta nel modo in cui hanno risposto all’errore.
A sinistra Beppe Sala, sindaco di Milano.
Il 27 febbraio rilancia il video “milanononsiferma”. E oggi Beppe Sala, da persona onesta qual è, per aver rilanciato quel video si scusa: ho sbagliato a rilanciarlo, dice, perché “in quel momento nessuno aveva compreso la veemenza del virus”. Lo fa pubblicamente. Lo fa senza vergogna. Perché l’onestà sta nell’ammettere gli errori.
A destra Matteo Salvini, senatore e capo dell’opposizione.
I 27 febbraio non si limita a rilanciare un video, ma ne fa proprio uno. Uno dove, per minuti, non fa altro che dire “aprite, aprite tutto”. Elencando con le dita tutto quello che bisognava riaprire in emergenza. Per poi rilanciarlo in ogni dove. E ad oggi Matteo Salvini non solo non si è scusato per quel video. Ma l’ha anche rimosso dai social così da provare ad eliminarne ogni traccia. Di più: ad oggi, Salvini continua a far finta di niente. E anzi pretende di essere sempre stato uno di quelli che voleva chiudere tutto, attaccando ferocemente gli altri.
Ecco. Fare un errore non è un crimine. Si può sbagliare tutti, destra e sinistra. Specialmente quando c’è oggettiva confusione. Ma sapete allora dove sta la differenza quando qualcuno sbaglia? Nel come si risponde all’errore. Da lì si può giudicare la persona che l’ha commesso.
Dunque noi, oggi, un giudizio a questi due politici possiamo darlo. E non vi è dubbio che tale giudizio sia opposto. Radicalmente opposto.
Leonardo Cecchi