Le foreste ricoprono attualmente il 31% delle terre emerse, ma la loro estensione continua a ridursi, anno dopo anno, con grave danno per la salute del pianeta. A lanciare l’allarme è il Wwf in occasione della giornata internazionale delle foreste, introdotta dall’Onu nel 2012 e che si celebra oggi, 21 marzo.
SUPERFICIE DIMEZZATA
Stando alle stime dell’organizzazione ambientalista, rispetto all’inizio della rivoluzione agricola, il numero di alberi che ricopriva la superficie terrestre si sarebbe addirittura dimezzato, scendendo da 6 mila a 3 mila miliardi. Tra il 2019 e i primi mesi del 2020 le situazioni più drammatiche, da questo punto di vista, si sono verificate in Amazzonia e Australia.
In quello da sempre considerato il polmone verde della terra, la vegetazione si è ridotta del 17%. Un dato allarmante, che fa temere gli scienziati, secondo i quali si dovesse arrivare a un calo del 25% si toccherebbe il punto di non ritorno. Ciò causerebbe erosione e siccità, trasformando il terreno in una arida savana.
Quanto alla terra dei canguri, i roghi che l’hanno devastata per mesi hanno mandato in fumo oltre 12 milioni di ettari. Almeno un miliardo gli animali che sarebbero morti. La sopravvivenza di intere specie quali ad esempio i koala è ora a rischio. Altre aree che hanno subito danni rilevanti nel 2019 sono state l’Indonesia, il bacino del Congo e l’Artico.
CAUSE E CONSEGUENZE
Secondo quanto sottolineato dal Wwf nel rapporto intitolato “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi”, a determinare l’impennata degli incendi, sono state soprattutto la deforestazione selvaggia, spesso legata a pratiche illegali, ma anche l’agricoltura intensiva e i cambiamenti climatici.
Tra le conseguenze più gravi della continua perdita di vegetazione ci sarebbe l’aumento delle zoonosi, ovvero di tutte quelle malattie trasmesse dagli animali all’uomo, cui si aggiunge l’aumento delle emissioni di gas serra, che contribuisce così al riscaldamento globale. Una situazione che va affrontata in fretta dai governi europei e dall’Unione, a cui proprio il Wwf chiede una proposta di legge entro il 2021.
DINO CARDARELLI