Non poteva essere altrimenti, anche sul coronavirus si stanno esercitando le fervide menti di complottisti e ignoranti di ogni specie. A cominciare da chi propone pericolosissime e strampalate cure alternative. Poi tra le bufale sul coronavirus non potevano mancare quelli che sono sicuri sia un virus creato in laboratorio. A seconda della convinzione politica dagli USA per fermare la crescita cinese o dagli stessi cinesi che siccome sono pasticcioni se lo sono fatto sfuggire dai laboratori.
Quindi anche se in questo momento le priorità sembrano altre qualcuno si deve prendere la briga di smentire queste bufale sul coronavirus, per quanto riguarda la sua origine l’hanno fatto i ricercatori guidati da Kristian Andersen professore associato di immunologia e microbiologia presso il californiano Scripps Research Institute. La ricerca è stata pubblicata su Nature Medicine.
Innanzitutto una precisazione, sui media sentite una gran confusione sui nomi, questo virus viene chiamato coronavirus e sappiamo che in realtà quella è la famiglia di virus a cui appartiene, qualcuno lo chiama dunque nuovo coronavirus, poi c’è chi lo chiama COVID-19 ed ecco in questo caso non si tratta di essere generici è proprio sbagliato! Il virus si chiama SARS-CoV-2 . Vi pare una precisazione pedante? Forse lo sembrerà meno se riflettete sul fatto che se vi fanno il tampone da asintomatici (magari perché siete stati in contatto con un malato) e risultate positivi vuol dire che avete contratto il virus ma non siete malati e non è detto che svilupperete la malattia.
Tornando a noi inizio dalla conclusione, Andersen afferma che comparando la sequenza genomica di SARS-CoV-2 con quella di altri coronavirus si può affermare con certezza che questo virus è il risultato di evoluzione naturale.
SARS-CoV-2 è il settimo coronavirus conosciuto in grado di infettare umani, di questi sette virus tre (SARS-CoV, MERS-CoV e SARS-CoV-2 ) possono causare malattie importanti gli altri quattro (HKU1, NL63, OC43 e 229E) causano sindromi con sintomi lievi.
Gli scienziati che oltre ad Anderson includono Robert F. Garry, della Tulane University, Edward Holmes dell’Università di Sydney, Andrew Rambaut, dell’Università di Edimburgo e W. Ian Lipkin della Columbia University hanno comparato i genomi di questi sette virus e sono giunti ad alcune conclusioni:
_ la porzione RBD della proteina che il virus usa per penetrare nelle cellule si è evoluta in maniera così efficiente che può solo essere frutto di evoluzione naturale, in altre parole l’evoluzione è più brava di noi ad adattare qualcosa a un compito;
_ guardando alla struttura del virus, alla sua “spina dorsale” ci accorgiamo che è molto diversa da quella degli altri coronavirus che provocano malattie (quante volte abbiamo sentito dire: è un virus nuovo, il nostro sistema immunitario non lo conosce?) ma se qualcuno avesse voluto ingegnerizzare un virus nocivo in laboratorio sarebbe partito dalla struttura di virus conosciuti che provocano danni. Invece SARS-CoV-2 è imparentato con virus trovati nei pipistrelli e nei pangolini (piccoli mammiferi simili agli armadilli ma più piccoli).
Cosa più interessante dello studio, ancora più che sbugiardare le bufale sul coronavirus. è la parte in cui gli scienziati dipingono gli scenari della possibile evoluzione del virus, essenzialmente sono due:
_ il virus si è evoluto per selezione naturale nella attuale forma molto patogena per noi umani negli animali e poi ha fatto il salto, in questo scenario i principali indiziati sono i pipistrelli ed è lo scenario già visto per MERS, in quel caso gli ospiti erano i cammelli e SARS che invece saltò dallo zibetto;
_ il virus è saltato in una forma diversa non patogena, da un animale all’uomo, in questo caso gli indiziati sono i pangolini ma qualche altro animale potrebbe aver fatto da ponte. Poi il virus è evoluto all’interno dell’ospite umano nella attuale forma SARS-CoV-2 .
Nel primo scenario l’epidemia si sarebbe sviluppata molto in fretta appena il virus ha effettuato il salto da animale a uomo, nel secondo caso ovviamente il virus deve aver circolato per un po’ senza essere stato individuato nella popolazione umana prima che scoppiasse l’epidemia di COVID-19.
Purtroppo non è assolutamente possibile sapere quale dei due scenari sia corretto, ed è un peccato perché se è corretto il primo cioè che il virus circoli negli animali già nella sua attuale forma patogena per gli uomini future nuove epidemie sono molto più probabili, saltato una volta lo farà ancora. Se fosse vero il secondo scenario sarebbe meno probabile per ovvi motivi, ci sono meno possibilità che un virus non patogeno per gli uomini salti dagli animali e di nuovo si evolva in forme tali da causare una malattia simile a quella provocata da SARS-CoV-2.
Roberto Todini