La fine di un amore. Tanti, tantissimi i motivi che possono portare al triste The End. Inutile elencarli tutti. Ognuno di noi ha vissuto la classica storia da “toccare il cielo con un dito” un minuto prima “e finire letteralmente venti metri sotto terra” un minuto dopo. Queste sono le classiche relazioni che ci hanno fatto soffrire, magari un po’ cambiare e indurire nell’animo. Sono le classiche storie a cui per i primi tempi penseremo solo con astio e rancore e solo dopo anni e anni riusciremo a ricordare con un freddo distacco. Certo, la cosa più difficile dopo la fine di una relazione per cui ci si è dati anima e corpo è rimettere insieme i pezzi, riprendere in mano la propria vita. Tanti ci riescono dopo un giorno, altri dopo qualche mese, altri ancora dopo anni. L’importante è comunque farcela, in un modo o nell’altro. D’altronde come dice una famosa canzone: “D’amore non si muore”.
Certo se avete la vostra camera tempestata di ricordi, foto, poster, cuscini con sopra stampato il volto del vostro ex partner allora in quel caso il concetto di “gettarsi tutto alle spalle” diviene un po’ complicato.
Come sbarazzarsi del vecchio?!
Hollywood, la terra del lusso, della perversione, dei grandi amori cinematografici e ovviamente dei tradimenti e delle corna, ha pensato anche a questo.
È nato, infatti, il Museum of Broken Relationships.
Una struttura permanente presso Hollywood Height che ospita, almeno per il momento, oltre 300 oggetti “recuperati” da amori finiti e storie arrivate al capolinea. Il visitatore si ritrova circondato da oggetti di tutti i tipi: dal più kitsch come due belle protesi mammarie in silicone, ex regalo di una donna per il suo ex marito, evidentemente un amante della prosperità e dell’abbondanza, a quello più malinconico in quanto rappresentativo del “Per Sempre”, un vecchio abito da sposa. Ce n’è veramente per tutti i gusti. Inoltre, oltre ovviamente all’esposizione in sé, vi è anche un’area dedicata ai visitatori stile confessionale in cui si può confessare segretamente tutto ciò che si desidera scrivere e lasciare custodito lì, nel tempio dell’amore, o meglio della fine dell’amore. Oltre a questo, ovviamente, immancabile il negozio a tema dove si potranno trovare oggetti e ricordi di ogni genere.
La domanda sorge spontanea: perché creare il Museum Of Broken Relationships?
Se pensate che l’obiettivo sia il mero intrattenimento vi sbagliate.
Per i curatori, infatti, la funzione di questo museo è prettamente catartica, una sorta di terapia del dolore.
Entrando in questo santuario dei cuori infranti i visitatori, (ripeto secondo i curatori) si rendono conto che il loro dolore, il loro strazio in realtà è condiviso da tutti. Tutti patiscono quei dolori, quelle sofferenze che sembrano così uniche e singolari quando ad esserne vittime siamo noi in prima persona. Tante volte ci ritroviamo a dire: “Non puoi capire cosa si prova”, “Non ti auguro di patire un dolore così grande”. Ecco, questo museo serve proprio a far capire che non si è soli. Che in modi diversi, in contesti e situazioni differenti, in realtà quel dolore è condiviso da tutti. È attraverso questo “percorso” in cui si ripercorre la storia di persone differenti, che poi in realtà è un po’ la storia di tutti, che si trova il conforto e la comprensione.
C’è chi pensa che il Museum Of Broken Relationships sia in realtà un’altra stranezza bizzarra e inutile di Hollywood, chi ci vede del potenziale per esorcizzare il proprio dolore, sta di fatto che questa “stranezza” hollywoodiana in realtà sta avendo moltissimo successo e sono tante le persone che inviano da varie parti del mondo i loro oggetti rappresentativi del loro personalissimo The End.
Strano ma vero.
Giulia Simeone