Un poliziotto della scorta di Matteo Salvini è risultato positivo al coronavirus. Si tratta di un agente del dispositivo di sicurezza che non è stato a stretto contatto con il leader della Lega nell’ultimo periodo né in auto né accanto a lui. Per gli altri colleghi della scorta è immediatamente scattata la quarantena della durata di 14 giorni.
L’egocentrismo e la scarsa empatia di Matteo Salvini sono emersi chiaramente poche ore fa. Facendo cadere l’immagine mediatica “dell’uomo buono” che pensa agli altri.
Ed è caduta sulla notizia del poliziotto della sua scorta che risulterebbe positivo al coronavirus. Sapete infatti qual è stato il primo, il secondo ed il terzo pensiero di Matteo Salvini su quel fatto? Rassicurare tutti che lui, il capo, il capitano non avesse mai avuto contatti “con quel ragazzo”. Stop. L’unica cosa che dice riguardo “quel ragazzo” che gli fa da scorta, e che magari fa orari improponibili per una miseria, è che gli è stato lontano.
“Quel ragazzo” che rischia la vita per lui, da Matteo Salvini non ha meritato neanche una singola, sola parola di vicinanza, affetto, incoraggiamento. Zero.
E, pensate, l’annuncio postato sui social ha preferito chiuderlo con “Grazie per i tanti messaggi, adesso mangio piselli, pomodori e carne cruda”. Piuttosto che “sono vicino a quel ragazzo”.
E’ allora in questi momenti che la vera persona che si cela sotto l’immagine mediatica emergenze. Sotto i rosari, le Madonne, le felpe della polizia ed i “buongiorno amici passate una splendida giornata”, c’è questo.
Non lo scordiamo.
Leonardo Cecchi