Period Products Scotland Bill: questo il nome della legge che, approvata con 112 voti dal parlamento scozzese, renderà completamente gratuiti tamponi e assorbenti. Un vero e proprio punto di svolta nello scenario europeo, dove la tampon tax (l’IVA applicata su assorbenti, tamponi e coppette mestruali) è al centro di un vivo dibattito pubblico. In tutta l’Unione Europea infatti l’aliquota su questo tipo di prodotti è al pari di quella sui beni di lusso. Questo quadro restituisce un dato allarmante: il ciclo mestruale è ancora vissuto come un grande tabù a livello culturale.
Il ciclo mestruale: un tabù millenario
Per secoli le mestruazioni hanno rappresentato uno stigma per le donne. Molte accuse di stregoneria, in epoca romana e medievale, partivano proprio dal fatto che la donna fosse soggetta a periodici sanguinamenti. Sono svariati poi i compiti che, secondo le credenze popolari anche recenti, la donna nella fase mestruale non dovrebbe compiere, in quanto ritenuta impura: dalla produzione di alcuni cibi allo svolgimento di precise attività (tra cui lo sport e il semplice contatto con l’acqua).
Nel suo provocatorio saggio del 2018 Questo è il mio sangue, Élise Thiébaut racconta e sfata la vasta mitologia costruita intorno alla donna, al proprio corpo e al proprio ciclo, sottolineando come le superstizioni su questo tema abbiano contribuito a creare un clima di disinformazione crescente sulla salute della donna. Questo contesto culturale, che ha reso un vero e proprio tabù tutto ciò che ha a che vedere con le mestruazioni, è alla base dell’inaccessibilità economica dei prodotti per l’igiene mestruale.
Educazione all’accessibilità dei period products
Il provvedimento della Scozia suona davvero allora come rivoluzionario, rispetto a un contesto, mondiale ed europeo, in cui è sempre più evidente la cosiddetta period poverty, cioè la difficoltà, per le donne a basso reddito, di accedere a questi dispositivi. Del resto la legge scozzese, presentata nel 2017 dalla laburista Monica Lennon, aveva rivelato il suo carattere innovativo portando, già nel 2018, all’introduzione di prodotti per le mestruazioni gratuiti in scuole, college, università. Una conquista non da poco, soprattutto se pensiamo al fatto che nella fascia d’età scolare l’accesso economico a questo tipo di prodotti è ancora più difficile, come mostra una ricerca del 2018 del sito Young Scots.
Lo scenario italiano: period products proibitivi
In Italia il panorama non è molto diverso. L’IVA applicata a tamponi e assorbenti è al 22% (a meno che non siano biodegradabili: in tal caso da dicembre 2019 è scesa al 5%). Uno scenario preoccupante, a cui il dibattito pubblico sta reagendo con forza, segnalando l’essenzialità dei prodotti per il ciclo mestruale. Numerosissime sono infatti le iniziative delle associazioni attiviste che hanno come obiettivo la sensibilizzazione sul tema dell’accessibilità dei period products. Gruppi di studenti (che distribuiscono assorbenti gratis nelle università e nelle scuole: è successo, tra le altre, nelle università di Torino e Milano) e associazioni come Le Nostre Cose (che ha anche attivato una petizione sulla questione), associazione fondata da cinque donne che si occupa di portare all’attenzione l’invisibilizzazione culturale del ciclo mestruale. Segnali politici che si inseriscono dunque in un quadro di risposta a un problema in primo luogo sicuramente economico, ma anche dai risvolti urgentemente culturali.
Un segnale chiaro: il ciclo mestruale non è un lusso
Il segnale insomma è chiaro. Il ciclo mestruale non è un lusso. E la voce delle donne europee si sta muovendo in una direzione precisa: pretendere l’accessibilità totale dei period products, per tutelare la salute femminile e smantellare i tabù culturali più profondi e dannosi.
Aurora Saldi