Viene chiamata stealthing la situazione in cui durante il rapporto sessuale e senza il consenso iniziale del partner viene segretamente rimosso il profilattico. Ma molte sono le vittime che ritengono poco appropriato l’uso di questo termine. “Stealthing” può infatti essere tradotto come “fare i furbetti”, per cui si può spesso finire per dare alla questione un tono leggero, ai limiti dell’ironia. Secondo Alexandra Brodsky – che ha pubblicato qui la più ampia ricerca sul tema – dovremmo chiamarlo nonconsensual condom removal.
Se lui si toglie il preservativo di nascosto ti sta stuprando?
Il tema è infatti proprio questo: cosa definiamo come stupro e cosa no. Nell’ultimo decennio la legislazione al riguardo ha subito importanti evoluzioni. Ad oggi nella maggior parte dell’occidente viene riconosciuto come stupro l’atto sessuale avvenuto attraverso una violazione del consenso del partner.
Il consenso però risulterebbe effettivamente violato solo di fronte al “no” dell’altra/o rispetto all’intero rapportoce non rispetto all’adozione di una determinata pratica non precedentemente accordata durante un rapporto a cui si è acconsentito. In parole più esplicative: se lui vi costringe – probabilmente attraverso l’uso della violenza – all’atto sessuale è stupro, ma se lui si toglie il preservativo di nascosto durante un rapporto a cui avete precedentemente acconsentito potrebbe non esserlo.
Da questo punto di vista il riconoscimento giurdico dello stealthing come stupro getterebbe ancora più confusione sulla legislazione sessuale. Se il consenso del partner deve essere infatti relativo anche alle singole pratiche interne al rapporto, allora la situazione diventa piuttosto complessa. Se infatti la legislazione sessuale fosse aggiornata in tal senso, colpevoli di stupro sarebbero potenzialmente tutti i soggetti che hanno adottato comportamenti durante il rapporto intimo non precedentemente accordati.
Il dibattitto giuridico su cosa vada inserito e cosa no nell’ipotesi di stupro è ad oggi molto intenso, e il caso dello stelthing dimostra che non sempre è facile disegnare una linea sulla base della nozione di violazione del consenso.
Nel 2014 la corte suprema del Canada ha confermato la condanna per un uomo che aveva segretamente forato il profilattico, mentre nel 2017 in Svizzera ha ritenuto colpevole di stupro chi aveva rimosso di nascosto dal partner il preservativo.
In Germania invece un uomo colpevole di stealthing è stato alla fine punito per “assalto sessuale”. Si tratta di un riconoscimento molto più debole rispetto a quello svizzero poichè la corte tedesca ha ritenuto che lo stealthing non fosse del tutto racchiudibile nella fattispecie dello stupro.
Il punto è che nella maggior parte dei casi di stealthing il partner ha acconsentito al rapporto sessuale, ma non al fatto che questo avvenisse senza l’uso delle precauzioni. La perseguibilità penale per chi segretamente inganna la donna o l’uomo con cui sta avendo un rapporto è data da 2 questioni. La prima riguarda i rischi che il partner corre in un rapporto non protetto, dalla gravidanza indesiderata – nei rapporti eterossessuali- alla contrazione di malattie sessualmente trasmissibili – sia in quelli eterossessuali che omosessuali. Si tratta di rischi che la vittima non aveva accettato di assumersi, da qui il fatto che le conseguenze del rapporto non protetto debbano essere risarcite proprio in quanto danni provocati dal colpevole di stealthing. La seconda questione è invece quella della violazione di un corpo.
Secondo Alexandra Brodsky se lui si toglie il preservativo di nascosto ti sta stuprando. Questo perchè il consenso al rapporto sessuale protetto è totalmente diverso da quello dato per un rapporto non protetto.
Questa tesi permetterebbe di evitare le complicazioni sopra elencate perchè lo stealthing non sarebbe più considerato solo come una pratica sessuale. Al contrario, la rimozione segreta del preservativo comporterebbe il trasformarsi del rapporto sessuale in un altro tipo di atto. Ciò comporterebbe il riconoscimento legislativo di due diversi tipi di rapporti sessuali: da un lato quelli protetti dall’altro quelli non protetti. Da questa distinzione deriverebbe la distinzione dei consensi.
Ma siamo sicuri che lo stealthing sia da considerare grave quanto lo stupro?
Nella sua ricerca Alexandra Brodsky racconta anche le storie di alcune vittime, ed analizza quella che è la stata la loro sensazione dopo essersi conto che il partner aveva rimosso il preservativo. Stessa cosa ha fatto Vice nei giorni scorsi, intervistando sei vittime e mettendo in evidenza come spesso l’autore dello stealthing non si riconosca come colpevole di aver violato il corpo dell’altro/a.
Secondo i racconti delle vittime però se lui si toglie il preservativo di nascosto ti sta stuprando. La sensazione che raccontano infatti è a tutti gli effetti quella di una violazione fisica. Non si tratta solo del tradimento del legame fiduciario istauratosi al momento del consenso, ma la maggior parte delle vittime dichiara di aver sentito il proprio corpo – così come il diritto di gestirlo ed abitarlo – violato.
Lo stealthing tra l’altro sembra venga scelto proprio per dimostrare la superiorità del maschio sia nei rapporti eterossessuali che in quelli omossessuali. Gruppi e forum online, dove ci si scambia suggerimenti riguardo come rimuovere il preservativo senza che l’altro se ne accorga, riportano commenti come “se scegli un uomo devi prenderti anche il suo sperma”. Dietro cioè l’apparente motivazione di incrementare il piacere togliendosi la protezione, spesso si nasconde la convinzione di una superiorità ontologica del maschio. Si tratta di una superiorità che lo obbliga a compiere il suo ruolo biologico – spesso non comprendendone a pieno le possibili conseguenze – e ad imporre alla donna di accogliere. L’idea di superiorità si concretizzerebbe anche nel mondo omosessuale, dove lo stealthing appare ancora più frequente data la sicurezza di non incappare in gravidanze indesiderate.
Marika Moreschi