Lo scorso 12 Febbraio si è tenuto in Piazza della Repubblica, a Roma, un sit-in facente parte di una campagna internazionale delle comunità iraniane sostenitrici del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, che ha coinvolto Europa, Stati Uniti e Canada.
L’evento si è tenuto in occasione del 41esimo anniversario della Rivoluzione Antimonarchica del 1979, che si è sovrapposto anche all’anniversario dell’uccisione di due esponenti di spicco dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, Mousa Khiabani e Ashraf Rajavi (simbolo della donna rivoluzionaria iraniana) assassinati i l’8 Febbraio 1982 dai Pasdaran del regime, che presero d’assalto il loro rifugio. Nell’attacco vennero uccisi anche altri membri della Resistenza.
I Mojahedin del Popolo sono il principale gruppo di opposizione al regime degli ayatollah nonché la principale causa del fallimento della politica espansionista del regime nella regione. Non solo, i Mojahedin furono anche i primi a svelare i segreti del progetto nucleare bellico iraniano, causa delle attuali sanzioni internazionali alle quali il regime è sottoposto.
I manifestanti hanno espresso la loro solidarietà alla rivolta ed alle proteste in Iran ed hanno omaggiato i 1500 dimostranti uccisi nelle sollevazione di Novembre, durante la quale le forze repressive hanno, per ordine di Khamenei, aperto il fuoco sulla folla, uccidendo, tra gli altri, almeno 30 minori. La comunità iraniana ha anche voluto ricordare le 176 vittime dell’aereo ucraino abbattuto dai missili del regime, osservando un minuto di silenzio in loro memoria.
Durante il sit-in è stato chiesto al governo italiano e alle organizzazioni internazionali per i diritti umani di attivarsi per l’immediato rilascio dei 12.000 dimostranti arrestati durante le proteste di Novembre.
Un’altra delle richieste avanzate dai dimostranti è il riconoscimento del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI) come legittimo rappresentante del popolo iraniano ed unica alternativa democratica al regime teocratico.
Ha moderato l’evento il Dott. Nikzat, Presidente dell’Associazione dei Medici e Farmacisti Iraniani residenti in Italia. Sono intervenuti, tra gli altri, il Prof. Antonio Stango, Presidente della Federazione Italiana per i Diritti Umani, Domenico Corte, ex sindaco ed attuale consigliere comunale di Coreno Ausonio (FR), Maria Perrone, rappresentante di Società Libera, l’On. Rino Trombetta, Coordinatore del Gruppo di centro-destra del Parlamento Europeo fino al 2019, e Reza Olia, scultore ed artista membro del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana. Hanno preso parte all’evento anche diverse associazioni della comunità iraniana.
Il sig. Olia, membro del CNRI, ha denunciato i crimini del regime ed il peggioramento della situazione dei diritti umani in Iran.
Il Prof. Stango, dopo aver espresso la propria solidarietà alle famiglie delle vittime, ha criticato con forza l’atteggiamento del governo italiano e dell’Unione Europea nei confronti del regime, accusandoli di anteporre gli interessi commerciali ai diritti umani.
Ha poi preso la parola l’On. Trombetta, che ha dichiarato: “Noi dobbiamo chiedere la chiusura immediata delle sedi diplomatiche [del regime iraniano] in tutta Europa, perché sono delle centrali di terrorismo”.
Domenico Corte, ex sindaco ed attuale consigliere comunale di Coreno Ausonio, ha fortemente criticato il silenzio dei mass media italiani ed europei relativamente alla situazione iraniana in generale ed al massacro dei 1500 dimostranti di Novembre in particolare, evidenziando come le testate abbiano dato largo spazio alla questione Soleimani ignorando invece i 1500 morti, i 400 feriti e gli oltre 12.000 dimostranti arrestati, sottoposti a torture e ad imminente rischio di esecuzione.
La sig.ra Perrone, di società Libera, ha criticato il silenzio dell’Occidente e lanciato una appello all’Italia ed all’UE affinché pongano fine alla politica di appeasement nei confronti del regime e si schierino al fianco del popolo iraniano per la libertà.
Ci auguriamo tutti che questa sia una delle ultime manifestazioni dei dissidenti iraniani all’estero e che la situazione evolva presto verso l’instaurazione della libertà e della democrazia.