Donald Trump è stato assolto nel processo di impeachment. A mettere il sigillo definitivo sulla questione è stato il Senato, come previsto. Essendo quest’ultimo a maggioranza repubblicana, l‘esito del voto era piuttosto chiaro già all’inizio del processo. I repubblicani, infatti, hanno sempre difeso il loro presidente in maniera solida e compatta.
Il processo è iniziato il 17 gennaio e si è praticamente concluso ieri. Il voto in Senato verteva su due argomenti, vale a dire i due capi d’accusa del processo. Il primo riguardava un abuso di potere e il secondo l’ostruzione ai lavori del Congresso. Tutta la questione, infatti, risale al delicato caso delle pressioni e telefonate (una in particolare) effettuate da Trump nei confronti del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Trump avrebbe personalmente insistito con quest’ultimo affinché aprisse un’indagine contro Joe Biden, candidato democratico alle presidenziali 2020.
Di soli quattro voti
Sull’abuso di potere, il “Non colpevole” l’ha spuntata sul “Colpevole” di soli quattro voti (52 contro 48). Significativo che oltre ai 47 senatori democratici abbia votato contro Trump anche il repubblicano Mitt Romney, uno dei pochi conservatori a essersi espresso criticamente nei confronti del presidente. La questione riguardante invece l’ostruzionismo ai lavori del Congresso ha visto sempre la vittoria repubblicana, con 53 “Non colpevole”, contro i 47 voti a favore della colpevolezza di Trump.
Trump può quindi tirare un sospiro di sollievo sulla questione impeachment. Il procedimento, infatti, deve interrompersi qui, perché per la sua prosecuzione sarebbero stati necessari 67 voti a favore di almeno una delle due accuse, vale a dire una maggioranza di due terzi. In realtà, Trump si era dichiarato già abbastanza tranquillo, forte della compattezza repubblicana. Ancora più chiaro era apparso l’esito della votazione, quando i repubblicani avevano negato ai democratici l’ammissione di nuovi testimoni al processo.
No ai nuovi testimoni
Tra gli assi rimasti però nella manica dei democratici c’era sicuramente John Bolton. Si tratta dell’ex consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump che, tra le altre cose, sta per pubblicare un libro. Secondo indiscrezioni, all’interno dell’opera ci sarebbero corposi riferimenti alla questione ucraina.
Si è trattato del terzo processo di impeachment nella storia USA. I precedenti riguardano Andrew Johnson, nel 1868, e Bill Clinton, nel 1999. Tutti si sono conclusi con un’assoluzione, ma l’ultimo è stato sicuramente il più rapido. Nonostante l’attenzione mediatica, in venti giorni Trump si è tolto di mezzo la spinosa questione processuale, mentre a Bill Clinton erano servite cinque settimane. Un altro primato riguarda invece il caso del senatore repubblicano Romney, il primo nella storia a votare a favore dell’impeachment del presidente del suo partito. Quest’azione non gli ha attirato sicuramente le simpatie del presidente: dopo essere stato assolto, Trump ha diffuso un video in cui si parla di Romney e del suo doppiogioco. Con la consueta eleganza, poi, il presidente Usa ne ha approfittato per lanciare una stoccata al senatore, ricordandogli di aver perso le elezioni con Obama nel 2012. E’ in programma invece per oggi alle 18 un discorso ufficiale alla nazione.
“Prenderla bene”:
Had failed presidential candidate @MittRomney devoted the same energy and anger to defeating a faltering Barack Obama as he sanctimoniously does to me, he could have won the election. Read the Transcripts!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 6, 2020
“Prenderla bene, 2“
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 5, 2020
Elisa Ghidini