Si chiamano siti pro ana e rappresentano una minaccia da 10 anni a questa parte. Siti, ma anche blog e forum che inneggiano all’anoressia, elevandola a stile di vita.
Conosciamo bene il pericolo di disturbi alimentari come anoressia e bulimia, spesso accompagnati da luoghi comuni come “la colpa è solo dei media” oppure “un’alimentazione equilibrata è quello che ci vuole per guarire”. Negli ultimi anni, però, i DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) sono stati oggetto di studi molto più approfonditi, e tali luoghi comuni sono stati sfatati. Disturbi come l’anoressia nascono da un forte disagio psicologico, e non sono pochi i casi in cui le vittime di abusi soprattutto sessuali sono cadute nella trappola di tali disturbi.
Si tratta di malattie insidiose, che a lungo andare portano alla morte. Perché, allora, i siti pro ana sono ancora oggi tanto numerosi? In genere essi sono frequentati da persone di sesso femminile (anche se stanno aumentando gli uomini che ambiscono ad avere un corpo pelle e ossa) in età adolescenziale. Tuttavia, possiamo trovare nel Web siti pro ana gestiti da giovani donne oltre i 20 anni.
Ma che cosa spinge, ad esempio, una ragazzina di 15 anni a voler diventare “ana”? Magari non si sente compresa dai genitori e dalle amiche. Forse non è soddisfatta del suo corpo, così diverso dai corpi delle sue coetanee. Supponiamo che questa ragazzina abbia una cotta per un ragazzo della sua età, e che si senta invisibile ai suoi occhi. Solitudine, desiderio di essere migliore in tutti i campi (scuola, sport, ragazzi), voglia di avere un corpo magro non sono sufficienti per cadere nella trappola dei siti pro ana: dipende dalla persona in questione. Certo è che le ragazze che frequentano questi siti dannosi si somigliano un pò tutte: insicure, desiderose di essere magre come Mary-Kate Olsen (considerata un’icona di magrezza), con tanta voglia di emergere e farsi notare dagli altri.
Spesso la voglia di attirare l’attenzione tramite un corpo a loro dire perfetto si fonde con un altro desiderio, ben più sinistro. “Voglio che i miei genitori mi vedano dimagrire a vista d’occhio, voglio che si accorgano della mia sofferenza e si sentano in colpa” sono le amare parole di Chiara (nome fittizio), fiera di essere “ana” da quasi un anno. La perdita di peso rappresenta per gran parte di queste ragazze un riscatto, una maniera pericolosa di vendicarsi della società da cui si sono sentite sempre un pò snobbate.
E poi ci sono le “ana buddies”, le amiche ana, che si sostengono e si scambiano consigli per perdere peso. Si tratta di surrogati di amicizia, in quanto una ragazza che apre un blog pro ana si sente sostanzialmente sola, incompresa dalle amiche non virtuali. Tramite l’apparente conforto da cui pensano di trarre giovamento (“Tesoro, ce la faremo. Saremo magre, belle ed invidiate, io e te.”) le “ana buddies” instaurano amicizie malate, che tagliano fuori tutti gli altri. Sono amicizie completamente diverse da quelle che nascono sui forum di sostegno per la guarigione dai disturbi alimentari.
Negli ultimi anni, sono stati chiusi numerosi siti pro ana. Purtroppo ne rimangono ancora molti online. Le ragazze che continuano a frequentare tali siti sono ancora dell’idea che questi disturbi alimentari siano uno stile di vita, e che essere magre sia l’unico modo per essere felici.