Sui treni italiani, Sergio Luciano e il suo “Economy” spacciano ideologia antistatalista e anti-italiana sfruttando un servizio pubblico.
Sono in Italia e sto viaggiando parecchio in treno. Sui sedili di molte Frecce ho trovato una copia omaggio del numero di gennaio di “Economy”, mensile, come dice il nome (ovviamente in inglese perché così sembra più cosmopolita e dunque autorevole), di economia e finanza. Chissà perché non di cultura o di informazione generale.
Per capirlo mi è bastato sfogliare la rivista che accompagna i viaggiatori sui treni italiani: neanche un articolo che non divulgasse le parole d’ordine del peggior liberismo all’americana, in modo quasi caricaturale. Come nell’articolo che promuove la privatizzazione dell’assistenza medica (“La sanità privata mantiene in salute anche l’economia”) o in quello che esalta la cosiddetta economia “collaborativa”, eufemismo per indicare il lavoro a cottimo (“Sharing economy, il road show del nuovo mondo del lavoro”) o in un altro che chiede sempre più tecnologie per imporre a tutti il precariato (“Le nuove tecnologie pensionano il ‘posto fisso’”), in modo che le risorse così liberate possano arricchire i dirigenti (“Il gap competitivo si colma investendo in managerialità”). E che ne dite di questo titolo?: “Finanza e capitale umano sono la leva che crea valore”; che rivela come per i sacerdoti della teologia economica liberista gli esseri umani abbiano valore solo in quanto monetizzabili.
“Economy” è diretta da un certo Sergio Luciano, in precedenza alla “Stampa”, “Repubblica” e “Il Sole 24 Ore”, come a dire gli organi della casta che da decenni controlla il paese e lo ha messo in ginocchio. Sul sito online della rivista, sotto il suo profilo, trovate dei brevi interventi video, di moda per raggiungere persone con bassa soglia di attenzione; uno dei più recenti si intitola “La revoca della concessione ad Autostrade, un bluff che non sta in piedi”. Ascoltatelo: comincia invitando gli ascoltatori a “non fidarsi della pantomima che il governo sta inscenando sulle Autostrade per l’Italia” e continua minacciando gravi conseguenze per i dipendenti, il tipico ricatto dei padroni.
Ora, uno può scrivere quello che gli pare e può anche sostenere che sia giusto che un’opera costruita a spese dei contribuenti venga di fatto regalata a una famiglia di miliardari che compra pubblicità su tutti i giornali e fa donazioni ai partiti (a cominciare dalla Lega). Mi sfugge però come mai a una rivista così faziosa venga offerto spazio (gratis; o addirittura sottoscrivendo abbonamenti?) su un servizio pubblico. Trenitalia è posseduta al 100% dalle Ferrovie dello Stato che sono direttamente controllate dal Ministero dell’Economia e della Finanza.
È vero che il ministro dell’economia è un piddino DOC come Roberto Gualtieri ma lo stesso non mi pare accettabile che un’impresa statale faccia propaganda contro il governo in carica, eletto dal popolo.
Mi aspetto che Di Maio e Conte chiedano a Gualtieri di impedire che Luciano e i suoi liberisti spaccino la loro ideologia antistatalista e anti-italiana sui treni italiani e dello Stato italiano.
Francesco Erspamer