Assolti I furbetti del cartellino di Sanremo. Tra questi l’ex vigile del mercato annonario, ripreso dalle telecamere mentre timbrava il cartellino in slip.
I furbetti del cartellino di Sanremo assolti da un giudice. Un giudice…no, stavolta il nome del giudice voglio scriverlo, a futura memoria: Fausto Luppi. Motivazione: il fatto non sussiste.
Ora, se ricordate bene, quattro anni fa ci furono violazioni continuate di dipendenti pubblici cui non mancava la creatività per imbrogliare. Come Alberto Muraglia, ex vigile del mercato annonario, ripreso dalle telecamere mentre timbrava il cartellino in slip. Assolto. Non entro nel merito (?) della decisione, a mio modestissimo avviso, indecorosa che ha motivato il giudice per le udienze preliminari ad assolvere i furbetti. È un’altra piccola ma significativa prova che questo Paese è irredimibile: a parole condanna gli evasori fiscali, ma poi se può evade. A parole biasima i furbi, ma poi li assolve…l’onestà è vilipesa, osteggiata, bistrattata da sentenze del genere.
L’ipocrisia trionfa: eppure, a suo tempo, la vicenda dei furbetti del cartellino aveva suscitato polemiche a non finire, sfociate in parlamento e al governo, allora guidato da Matteo Renzi che aveva invocato norme più semplici e soprattutto più efficaci per punire chi timbrava e abbandonava il posto di lavoro (rammentate i video che documentavano le ostinate abitudini di quei dipendenti che imbrogliavano l’ente pubblico?). Repubblica.it riporta l’intemerata renziana e val la pena il copia e incolla del virgolettato:
“Se io ti becco a timbrare il cartellino e te ne vai, entro 48 te ne vai a casa, sospendendoti, e poi 30 giorni per chiudere il procedimento. Ci sono tutte le procedure e le garanzie, ma quando a Sanremo vedi quello che timbra in mutande non è un optional il licenziamento. Questa è gente da licenziare entro 48 ore. È una foto terribile, è una questione di dignità e rispetto verso chi si alza la mattina e mette la sveglia presto per andare a lavorare”.
Il problema è che tutto è rimasto come sempre, nonostante le buone intenzioni e i provvedimenti assunti dopo la clamorosa inchiesta della Finanza. L’assoluzione di cui ha beneficiato il vigile in mutande che timbrava il cartellino e poi tornava a farsi i fatti suoi potrebbe far rialzare la cresta ai furbetti che vennero puniti e in alcuni casi scacciati (giustamente) dal loro posto di, chiamiamolo così, “lavoro”. Qualcuno vorrà certo sfruttare la sentenza del giudice Luppi per avanzare, con grande faccia tosta, richieste di reintegro. Si spera nel ricorso della Procura, almeno. Ma la rabbia, caro giudice, mi cresce dentro. Perché la sua sentenza in fondo è un altro favore ai demagoghi e ai fascistoidi, a tutti coloro che grideranno allo scandalo e se la piglieranno con le istituzioni e la democrazia.
Leonardo Coen