Harry e Meghan dicono addio a Buckingham Palace e aspirano a campare utopisticamente di solidarietà e volontariato, nell’altrettanto utopistica indipendenza economica e geografica dall’ingombrante famiglia reale inglese. Ma ha senso? E, soprattutto, è concretamente possibile?
Lo hanno annunciato con un post su Instagram e con un comunicato ufficiale. Harry e Meghan vogliono vivere nel Nord America ed essere autonomi, aprendo un nuovo capitolo per loro e per il loro figlioletto Archie. La stampa inglese e internazionale si è gettata a capofitto sul tema: ha ipotizzato che la regina non ne sapesse nulla, ne ha approfittato per bersagliare Meghan, l’americana arrivista che recita la parte dell’anticonformista. Altri hanno plaudito all’iniziativa e hanno innalzato la diva di Suits a paladina dell’indipendenza ritrovabile e ritrovata, eroina femminista della favola moderna in cui è la principessa a salvare il principe da una famiglia troppo ingombrante. Insomma, ci piace credere che i due principi abbiano sposato ragazze normali e che, uno dei due, per amore, rinunci addirittura a tutto ciò che ha, mentre magari nostro il nostro fidanzato non rinuncia neanche al calcetto del venerdì.
Si può davvero giocare a fare i sudditi?
Tra queste due versioni ampiamente romanzate, si fa largo il più tiepido scenario che realisticamente si avvererà. Della questione si occuperà probabilmente il principe Carlo, già fondamentale nella strategia di contenimento del fratello Andrea dai ruoli pubblici dopo gli scandali che l’hanno coinvolto. Il principe convocherà la coppia e li informerà dell’impossibilità di rappresentare il Regno Unito part time. Il concetto è semplice: se nasci nella famiglia reale, non puoi giocare a fare il suddito. Come ha dichiarato all’Agi Antonio Caprarica, ex corrispondente Rai a Londra e tra i massimi esperti della corona inglese “Harry e Meghan non potranno mai diventare dei reali part-time”.
Un comunicato stampa abbastanza strampalato
Già il loro comunicato fa acqua da tutte le parti: Harry e Meghan vorrebbero tenere il piede in due scarpe. Vorrebbero vivere un po’ nel Regno Unito, un po’ in Canada, un po’ negli Usa. Vorrebbero essere un po’ imprenditori, un po’ filantropi. Un po’ pure principi, però, per conservare il Frogmore Cottage ristrutturato a spese dei contribuenti britannici. Il problema non è da poco: si chiama “conflitto d’interesse” ed è ben noto alla famiglia reale. Già vent’anni fa, quando Edward, il quarto figlio della regina, sposò Sophie Rhys Jones, un’affermata responsabile della comunicazione di un’agenzia pubblicitaria, scoppiò il finimondo. La Volkswagen scelse l’agenzia per la comunicazione oltre Manica e l’opinione pubblica gridò allo scandalo e, ovviamente, al conflitto d’interesse.
Per la prima volta nella storia, è stato depositato il marchio di una coppia reale
Harry e Meghan si apprestano a percorrere la stessa sconnessa strada dello zio Edward. Hanno appena depositato il loro marchio Sussex Royal. Quando si fa un passo del genere, l’obiettivo è utilizzarlo come fonte di lucro: i reali non hanno mai fatto un passo del genere perché, ben consapevoli del loro ruolo, sanno che è deontologicamente scorretto. Vieni pagato per essere parte della famiglia reale: accontentati. Non puoi tentare di farci altri soldi. L’unica soluzione sarebbe quella di abbandonare il titolo di Altezza reale, cosa che per ora i Sussex non hanno intenzione di fare.
Perché una scelta di questo tipo?
La coppia sa di essere destinata al titolo di scorta: Harry è diventato il sesto in linea di successione, dopo la nascita dei tre nipotini. Anche se, da questo punto di vista, la monarchia britannica non è nuova a ribaltamenti ereditari: la stessa regina Elisabetta è sul trono perché lo zio abdicò per sposare una donna divorziata, facendo finire sul trono George, padre dell’attuale sovrana. Nel comunicato, invece, Harry e Meghan sono ben consapevoli dell’irrealtà di scenari di questo tipo. I due cercano di affrancarsi e di ritagliarsi un loro spazio, proprio perché consapevoli che, in futuro, avranno sempre meno incarichi reali.
Non accenna invece a diminuire l’interesse morboso della stampa nei loro confronti: sin dalla prima uscita come coppia ufficiale sono stati criticati, il giorno del matrimonio c’era chi scommetteva sulla durata. Il timore di questa ossessione non sarebbe poi molto diverso da quello che successe con la principessa Diana. Un ruolo meno riconosciuto, ma con la stessa esposizione mediatica rispetto al sovrano e, quindi, la continua intromissione nella propria vita, anche e probabilmente sulla futura educazione del piccolo Archie. E forse, tutto questo, o ci nasci o è difficile da reggere. A meno che tu non sia Kate Middleton.
Elisa Ghidini