Giovedì il parlamento turco si è riunito in sessione straordinaria e ha approvato in via definitiva l’invio di uomini e mezzi in Libia a sostegno di Fayez al-Sarraj
Il provvedimento del parlamento consente alle forze armate turche di intervenire su suolo libico per un anno (325 i deputati a favore e 184 quelli contrari). La votazione, che era stata inizialmente fissata per la prossima settimana è stata anticipata con urgenza a questo giovedì in seguito al vantaggio guadagnato dalle forze di Haftar su al-Sarraj negli ultimi giorni.
Caos e instabilità alle porte dell’Europa
La situazione politica nel paese è da sempre problematica: la Libia è uno stato nato circa un secolo fa, caratterizzato da una composizione sociale di natura tribale, che non è mai stato una nazione vera e propria. In seguito alla caduta di Gheddafi avvenuta nel 2011, sono riemerse le forti differenze culturali ed etniche tra le diverse tribù.
Si contendono il controllo della regione in due. Da una parte c’è Fayez al-Sarraj, il capo del governo di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale (in seguito a un accordo Onu firmato in Marocco nel dicembre 2016) ma considerato illegittimo secondo le leggi vigenti in Libia. A controllare la zona della Cirenaica è invece Khalifa Haftar, che comanda l’Esercito nazionale Libico e che negli ultimi mesi ha scatenato una vera e propria guerra civile per conquistare la capitale.
La rilevanza strategica del paese ha fatto sì che il conflitto si internazionalizzasse velocemente: se la Turchia, il Qatar e l’Italia appoggiano il governo di al-Sarraj; gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Russia e la Francia forniscono già da tempo denaro e armi ai mercenari che combattono al fianco del generale Haftar.
Il parlamento ha risposto a una richiesta d’aiuto di al-Sarraj
Secondo il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, la decisione del parlamento è avvenuta in seguito a una richiesta formale di aiuto di al-Sarraj, avvenuta il mese scorso. I dettagli del patto stretto tra Tripoli e Ankara non sono stati ancora chiariti, ma è certo che l’accordo comprenderà la questione, di fondamentale importanza per la Turchia, dei confini marittimi.
Essere coinvolti in prima persona negli scontri in corso è infatti fondamentale per la Turchia che vuole tutelare i suoi interessi in Libia e nella zona orientale del Mediterraneo. A novembre è stata approvata la costruzione dell’interconnettore tra l’Europa e l’Asia (il cavo elettrico che collegherà l’Europa ai giacimenti ciprioti e israeliani), che sarà attivo a partire da giugno 2020.
Stando a quanto affermato dal ministro degli esteri turco Mevluti Cavusoglu, nel testo sottoposto alla votazione la missione non viene mai definita come belligerante e ha piuttosto lo scopo di aiutare al-Sarraj a respingere l’avanzata del generale Haftar. Questa versione si accorda con quanto riportato da alcuni analisti e funzionari citati dall’agenzia di stampa internazionale Reuters, secondo cui Ankara procederà inviando consiglieri e attrezzature militari.
Le reazioni delle altre potenze internazionali coinvolte non si sono fatte attendere e a poche ore dalla votazione del parlamento in molti hanno criticato la scelta della Turchia. Se l’Italia e l’Unione Europea spingono piuttosto per l’invio di una missione diplomatica, Donald Trump si è immediatamente messo in contatto telefonicamente con Erdoğan per sottolineare che gli Stati Uniti sono contro ogni interferenza straniera nella regione.
Si teme infatti che questa intromissione possa dare il via a una vera e propria guerra civile. Il governo egiziano, in una nota del ministero degli Esteri, afferma che il coinvolgimento della Turchia potrebbe:
“Ripercuotersi negativamente sulla stabilità dell’area mediterranea. Si chiede alla comunità internazionale di agire secondo le proprie responsabilità con urgenza nel gestire questi sviluppi, che minacciano un’escalation regionale.”
In Italia Marina Sereni, viceministro degli Esteri del Partito Democratico, ha espresso preoccupazioni simili in un tweet:
“Il voto del Parlamento turco sulla Libia aumenta le tensioni in un quadro già drammatico. La missione Ue proposta dall’Italia è sempre più importante per chiedere a tutti gli attori di rispettare l’embargo Onu, far tacere le armi, ridare voce alla politica.”
In ultima analisi c’è quindi da sperare che la missione approvata dal parlamento turco in Libia sia veramente pacifica come Ankara vuole far credere.
Silvia Cossu