Sembra che da Pyongyang sia in arrivo il test a sorpresa di un nuovo missile nucleare intercontinentale. Un “regalo di Natale” poco gradito agli USA.
Kim Jong-un avrebbe riunito i vertici dello stato maggiore del partito dei lavoratori della Corea del Nord in vista della scadenza dell’ultimato lanciato a Washington sui negoziati nucleari. Non è certamente un mistero la condizione economica drammatica del paese dell’estremo oriente. Lo stesso leader massimo, secondo gli organi d’informazione di partito, avrebbe discusso delle mosse necessarie a risolvere i problemi più urgenti.
L’attenzione di Kim Jong-un si è focalizzata sui settori industriali in pericolo. Il capo di stato avrebbe assegnato urgenti compiti da sbrigare per salvare l’economia coreana del nord ai suoi funzionari. Ma l’argomento principale della riunione riguardava i negoziati nucleari con gli USA. Nel panorama attuale che vede un forte impegno diplomatico statunitense ai fini della denuclearizzazione della Corea del Nord, l’ultimo incontro fallito tra Kim-Jong-un e il presidente USA Donald Trump ha portato a una situazione di stallo.
Secondo l’Agenzia di stampa centrale coreana (Kcna) Kim Jong-un avrebbe richiesto ai suoi militari di preparare misure offensive che per ora sono rimaste non specifiche ai fini di proteggere la sicurezza e la sovranità del Paese. Mentre diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu vietano alla Corea del Nord di sviluppare programmi missilistici, risalgono al 19 dicembre le foto satellitari che testimoniano un ampliamento dell’impianto per il lancio di missili a lunga gittata di Pyongsong.
Nella base di Soha sono stati effettuati i più recenti test nucleari per la Corea del Nord, tramite il lancio di diversi missili. La tensione attorno alla riunione plenaria del partito dei lavoratori della Corea del Nord è palpabile. Si teme un possibile inasprimento dei rapporti già difficili tra Kim Jong-un e USA. Il leader coreano ha annunciato la possibilità di un “nuovo corso” per la Corea del Nord nel caso in cui dagli Stati Uniti continuino ad arrivare sanzioni e pressioni.
Paolo Onnis