Sono onesta. Non sono mai stata in competizione con Barbie. Non è che perché lei era alta, magra, bionda e con gli occhi azzurri, io mi sia mai posta il problema di assomigliarle. La mia anoressia non è certo stata aizzata dalla ratio vita/fianchi della bambola e nemmeno dal suo “spazio tra le cosce”. Piuttosto, mi incazzavo parecchio da bambina perché lei riusciva a fare la spaccata frontale sinistra e io no. Per vendicarmi, le mangiavo i piedi.
Negli anni, Barbie è stata accusata di molte cose. Di proporre un ideale di bellezza irraggiungibile, di sfoggiare uno stile di vita milionario (in effetti non ho notizie di una Barbie rifugiata), di essere il prototipo della white-straight-cis-thin-rich-bitch. E vabbè. Per me era solo una bambola su cui sfogare il mio già evidente non-gusto nel vestire e a cui tormentare i capelli con improbabili tinte arcobaleno a pennarello.
Quando ieri, però, un’amica mamma di figlie femmine, mi ha mostrato la nuova versione di Barbie, ho avuto un sussulto. Non per le cosce leggermente più tornite (che poi, ma chi lo nota? Saranno due millimetri) o per il punto vita meno evidente (sempre di due millimetri) ma per le MUTANDE. Hanno messo le mutande a Barbie. Perché nuda era scandalosa. Ma veramente? Io non credo di essermene mai accorta, che fosse nuda lì. Cioè, che non portasse le mutande. Me ne sono accorta ieri, perché aveva quella specie di rilievo di plastica color carne che non avevo mai visto prima. Insomma, come la storia di Adamo, Eva e il paradiso terrestre, per pruderie facciamo scoprire la vergogna alle bambine prima del tempo. Ce n’era davvero bisogno? Sono sempre più convinta che perdiamo tempo con le ca**ate invece di pensare seriamente a come crescere figlie forti, sicure di sé e libere dagli stereotipi. Invece di proporgli modelli adeguati e restituirgli una giusta immagine di sé, mettiamo le mutande a Barbie. Che mestizia.
Maruska Albertazzi