Ci sono tante storie che cominciano allo stesso modo.
Qualcuno si alza e decide che un’attività chiude.
Può essere una fabbrica, un ufficio o un negozio: non fa differenza.
Semplicemente c’era un lavoro che non c’è più.
Una volta dicevano che la distruzione era creatrice, che per un posto che si perdeva due ne sarebbero nati.
Lasciate fare al Mercato, cantilenavano, e tutto andrà a posto.
Non credo sia mai stato vero, ma certo non lo è oggi.
Dove c’erano un operaio, un impiegato, un commesso semplicemente c’è uno spazio vuoto, che non è destinato a riempirsi.
Un pensionato può non rendersene conto, i lavoratori superstiti nemmeno, ma ogni giorno il deserto avanza, schermato solo in parte dall’emigrazione e dal calo demografico.
La realtà è che in pochi hanno talmente tanto denaro da non avere più bisogno di noi.
A questo scenario la politica che va per la maggiore sembra essersi arresa: un po’ di prepensionamenti, cassa integrazione a valanga, tanto part time involontario come trucco di scena.
Invece si dovrebbe rilanciare: lavorare meno tempo per meno anni, rimettere in sesto il nostro territorio martoriato, dedicare più risorse a cura e cultura, trovarle da chi ne ha tante da non sapere che farne.
Volere tutto, perché di briciole si muore.
Giovanni Paglia