C’è uno strano animale che esiste da mezzo miliardo di anni, molto prima che l’uomo comparisse sulla terra. Si chiama limulo e vive nel mare, nella costa orientale del nord America fino al Golfo del Messico: viene definito un granchio ma è un artropode chelicerato come ragni e scorpioni anche se l’aspetto ricorda quello di una piccola manta dotata di corazza.
Ha conosciuto i dinosauri ed è arrivato sino a noi grazie a una caratteristica del suo sistema circolatorio simile a quello dei ragni che lo ha difeso per millenni. Un batterio che dovesse superare la protezione dello scheletro esterno riuscirebbe a penetrare immediatamente nel suo sangue, provocando gravi infezioni. Nel sangue però è presente un composto chimico in grado di individuare gli agenti patogeni e neutralizzarli, creando un coagulo che li blocca.
Questa particolarità venne scoperta da uno scienziato statunitense a metà degli anni Cinquanta ed è stata utilizzata per realizzare un test chiamato LAL (Limulus Amebocyte Lysate) che consente di riconoscere la presenza di batteri gram-negativi nelle sostanze che entrano in contatto con il sangue umano quali farmaci, vaccini, sacche per il sangue, attrezzature mediche sterili. E’ usato anche in ricerche oncologiche per la capacità di identificare le cellule tumorali e in studi contro l’HIV.
Prima dell’introduzione del LAL test, i laboratori effettuavano le prove sui conigli con una procedura assai costosa.
Ma come si ottiene il materiale per questo test?
I limuli vivono sui fondali marini e nel periodo della riproduzione raggiungono le acque meno profonde vicine alla spiaggia: in quel momento vengono catturati, lavati, disinfettati e immobilizzati su delle staffe dove gli viene infilato un ago sul dorso, nel vaso sanguigno vicino al cuore, e prelevato il 30% del sangue. Questo liquido è incolore ma una volta estratto diventa azzurro intenso perché l’emocianina, un pigmento contente rame di cui è ricco, si ossida a contatto con l’aria. Un litro è quotato quindicimila dollari.
Alla fine l’animale viene rimesso in acqua lontano da dove è stato pescato per evitare nuove catture e tutto sembra terminare senza alcun danno.
In realtà il limulo è in pericolo di estinzione.
Il prelievo avviene in maniera traumatica e sono molti i soggetti che muoiono in quel momento, almeno il 15%. Quelli che sopravvivono subiscono un violento shock, diventano meno reattivi e hanno difficoltà a riprodursi: la cattura impedisce l’accoppiamento e quando ritornano in mare le loro condizioni non sono ottimali. Nel giro di una settimana dovrebbero recuperare il volume di sangue perso ma perché il corpo ritorni alla normalità occorrono almeno due o tre mesi. E un altro 20% non ce la fa.
C’è da dire che la diminuzione del numero dei limuli è dovuta anche al cambiamento climatico e non solo a questa crudele pratica. Inoltre molti vengono usati come esche per la pesca delle anguille.
Gruppi di scienziati della Princeton University stanno cercando di ottenere molecole sintetiche con proprietà analoghe alle proteine del sangue di questi artropodi preistorici per evitare di catturarli.
Invece in Europa, già dal 2003, il Commissario per la ricerca europea Philippe Busquin ha presentato nuovi metodi alternativi utilizzando le cellule ematiche umane.
Non bisogna dimenticare che il LAL test ha un limite: individua solo i batteri gram-negativi ed è inefficace nei confronti delle tossine gram-positive, dei virus e dei funghi. Subisce interferenze da varie sostanze non pirogene essendo basato sul sistema immunitario di un artropode e non può fornire risultati validi in assoluto per gli esseri umani, caratteristica comune a tutti gli esperimenti sugli animali.
I nuovi test europei sostituirebbero quelli sui conigli compensando i limiti del LAL e col vantaggio di essere meno costosi e più affidabili per l’uomo. Senza dimenticare la terribile sofferenza che eviterebbero a tantissimi animali.
E’ recente la notizia che la Regione Toscana ha promulgato una delibera con cui fornisce indicazioni alle aziende sanitarie affinché le emocomponenti di scarto derivanti dalle lavorazioni del sangue raccolto con le donazioni vengano usate in laboratorio nei test alternativi a quelli sugli animali.
Ogni giorno vengono gettati e smaltiti come rifiuti speciali, e quindi con spese a carico del servizio sanitario nazionale, enormi quantità di materiale umano: tessuti, materiale organico, plasma, piastrine ottenuti con il consenso del paziente e quindi in maniera eticamente corretta.
La cessione delle emocomponenti è prevista a titolo gratuito e potranno essere utilizzate nell’ambito dei processi di validazione e saggio di farmaci o come materia prima nei test alternativi fornendo risultati più sicuri, dato che nessun animale offre garanzie di compatibilità al 100% con l’uomo, essendo una specie diversa da tutte le altre.
Un primo passo importante è avvenuto anche se non sono ancora state emanate linee guida e piani per rendere attuativa la direttiva. Si spera che l’esempio della Toscana venga ripreso dalle altre regioni e soprattutto che siano stipulate convenzioni tra aziende sanitarie e ditte del settore biomedico per la realizzazione dell’innovativo principio.
Parallelamente occorre informare cittadini e pazienti del ruolo che possono avere nello sviluppo della ricerca alternativa per sostituire i test in vivo con i test in vitro.
Sicuramente chi vende il sangue del limulo a quindicimila dollari al litro contesterà la validità di queste indicazioni, ma l’auspicio è che l’utilizzo gratuito degli scarti ematici possa costituire uno stimolo alla loro diffusione. E’ triste che alla fine sia sempre l’interesse economico a muovere l’ago della bilancia invece della sicurezza per la salute umana.
Il limulo è sopravvissuto 550 milioni di anni adattandosi ai mutamenti della Terra che hanno portato altre specie a scomparire: sarebbe altamente significativo e profondamente drammatico se la sua evoluzione si concludesse ora per mano dell’uomo.
Paola Iotti
bellissimo!