Dai crimini di guerra alla violazione del diritto alla libertà di espressione e di culto. Il lungo elenco dei Paesi dei non diritti umani
Oggi è la Giornata internazionale dei diritti umani. Si celebra tutti gli anni il 10 dicembre, giorno in cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamò la Dichiarazione universale dei diritti umani, nel lontano 1948, 71 anni fa. Un documento che dovrebbe sancire universalmente, quindi ovunque, i diritti di ogni essere umano, individuali, civili, politici, economici, sociali. Tra gli inviolabili, la libertà di pensiero, di fede, di associazione pacifica, l’uguaglianza. Basta fermarsi qui per capire che in realtà festeggiamo la Giornata mondiale dei non diritti umani. Sono passati decenni, ma non sono cambiate le aree di crisi nel mondo e le problematiche legate al rispetto dei diritti umani. Anzi. Sono aumentati i Paesi a rischio. Quindi un modo per festeggiare la ricorrenza è citare i luoghi dove crescono e si alimentano sofferenze, ingiustizie, privazioni, repressioni.
Partiamo dai crimini di guerra
La dichiarazione viene firmata proprio per suggellare la pace all’indomani della guerra mondiale e dello scoppio delle atroci bombe atomiche. Ebbene, per prima cosa vengono in mente tutte le guerre che oggi ci sono nel mondo. In primis, la Siria, con gli ospedali bombardati e i bambini insanguinati (meglio non entrare nel capitolo dei diritti dei bambini), le tregue mal rispettate e i cessate il fuoco interrotti. Guerra sanguinosa che coinvolge anche la controversa Turchia, Paese già di per sé altamente contradditorio con Erdogan al comando che imbavaglia la libera informazione e i diritti civili. Durante la guerra in Siria, la Turchia ha mostrato al mondo quella che è, con l’offensiva contro la coalizione delle Forze Democratiche siriane guidate dai curdi e il massacro di migliaia di civili e militari. Ma i conflitti internazionali con la violazione dei diritti umani sono purtroppo tantissimi, dai territori palestinesi da sempre in guerra con Israele, alla guerra in Libia, a quella nello Yemen, dove anni di violento conflitto hanno ucciso o ferito decine di migliaia di civili e sfollato oltre 3 milioni di persone portando il Paese nell’abisso, con epidemie di colera tra i bambini. Guerra tra Russia e Ucraina. Proprio in questi giorni, i leader dei due Paesi si sono incontrati faccia a faccia, cinque anni e mezzo dopo l’inizio del conflitto nel quale sono morte oltre 13mila persone.
L’Africa
Ma se queste sono vicende tristemente note, possiamo parlare dell’Africa, sempre “sottoesposta” mediaticamente. Solo per citare alcune aree, in Nigeria la guerra tra etnie diverse divide il Paese, mentre in Burkina Faso a ottobre scorso 300mila bambini hanno visto violato il proprio diritto all’istruzione. Una situazione diffusa in Africa occidentale e centrale, dove sono 2 milioni i ragazzi che non possono entrare in classe a causa della violenza verso insegnanti e scuola (sono stati uccisi diversi insegnanti). Nei paesi del bacino del lago Ciad l’istruzione di “stampo occidentale”, soprattutto delle bambine, è fortemente osteggiata dai gruppi armati di matrice islamista, in particolare Boko Haram.
Vogliamo parlare delle minoranze?
Il diritto di culto è tra i diritti più violati. Nell’India centrale chi difende i dalit (fuori casta nella gerarchia sociale indiana) o i popoli indigeni rischia persecuzioni o la prigione; gli Uiguri, appena lo 0,6% della popolazione in Cina, sono un’etnia turcofona, una minoranza musulmana vittima di persecuzione e repressione nello Xinjiang; i Rohingya, considerati una “minaccia alla razza e alla religione”, sono una minoranza etnica musulmana del Myanmar, paese a maggioranza buddista e subiscono gravi violazioni dei diritti umani, sono fuggiti in Bangladesh dove sono convogliati in un enorme campo profughi.
Dove sono i diritti alla libertà di espressione?
Articolo 19 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione, e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e frontiera”. Bene, ora torniamo alla realtà. Rappresaglie e violazione del diritto alla libertà di espressione e manifestazione. In Iraq si sono svolte proteste in piazza a Baghdad e in altre città che sono state represse dalle forze governative. La popolazione è scesa in strada per protestare contro la corruzione, la disoccupazione e le carenze dei servizi nel Paese. Amnesty International ha denunciato che le forze irachene hanno sparato proiettili veri contro i manifestanti. Diritti violati anche in Brasile. Nonostante i roghi in Amazzonia che hanno attirato l’attenzione del mondo e il Sinodo dei Vescovi, non si fermano le violenze e le uccisioni dei popoli indigeni da parte dei proprietari terrieri. Violano il diritto alla terra delle popolazioni originarie. Diritti violati in Bolivia, manifestazioni di piazza, scontri e proteste per denunciare diseguaglianze insanabili nel Paese che hanno portato alla fuga dell’ex presidente Evo Morales; e parliamo di nuovo di Cina. Le proteste iniziate il 9 giugno scorso contro un emendamento alla legge sulle estradizioni, ufficialmente ritirata il 24 ottobre, si sono trasformate in un’opposizione all’ingerenza sempre più forte di Pechino nell’autonomia di Hong Kong. Le proteste vanno avanti ormai da mesi con perdite di vite umane.
Esiste un Annuario italiano dei diritti umani in Italia
L’Annuario italiano dei diritti umani è una pubblicazione periodica curata dal Centro diritti umani dell’Università di Padova, con il contributo della Regione del Veneto. Analizza il tema (con tutti i riferimenti normativi) e spiega come il sistema internazionale di monitoraggio dei diritti umani valuta l’azione dell’Italia, ad esempio il comportamento di voto dell’Italia sulle risoluzioni sui diritti umani. L’approfondimento tematico dell’edizione 2019 è dedicato al sistema italiano di protezione delle vittime di tratta e al Piano nazionale antitratta 2016-18. La difficoltà per le organizzazioni umanitarie è identificare le possibili vittime di tratta tra i migranti, rifugiati e richiedenti protezione internazionale.
I migranti sono la grande vittima di questo secolo, rifugiati siriani, libici, greci, la rotta balcanica, il problema degli sbarchi di persone che attraversano il mare rischiando la vita per scappare dalle persecuzioni è il grande male del nostro secolo.
Chissà se questa Giornata commemorativa e il lungo elenco dei Paesi dei non diritti aiuterà a far riflettere.
Marta Fresolone