“Non stringerò la mano ai neonazisti. Né ora, né mai.”
Lei si chiama Katja Wolf, ha 43 anni, dal 2014 è la sindaca di Eisenach, in Turingia, dove esiste una legge che la obbliga ad accogliere i nuovi consiglieri comunali con una stretta di mano.
Solo che i nuovi arrivati sono neonazisti dichiarati. Orgogliosamente razzisti. Gente condannata più volte per bombe, lesioni, incitamenti all’odio e il cui nome compare in diverse inchieste legate a organizzazioni terroriste nere.
Katja non ci sta. Non stringerà la mano ai nemici della Costituzione “sulla quale ho giurato e di cui sono garante.” E a chi le ha fatto notare che è stata denunciata al Tribunale federale e ora rischia un’incriminazione, Katja Wolf ha dato una risposta di un coraggio e di una fermezza istituzionale da cui avremmo tutti da imparare qualcosa.
“Non mi interessa cosa rischio. Per me esiste un confine, con certe persone non voglio avere contatti fisici. Stringere la mano ha un alto valore simbolico, trasmette rispetto, è un atto politico. Per questo non l’ho mai stretta né a Wieschke, estremista di destra, razzista, nemico della Costituzione e pregiudicato, né ai consiglieri Npd. Non intendo farlo in futuro e spero che nessun tribunale mi costringa. È una questione di principio, decido io con chi avere contatti fisici, il mio corpo mi appartiene.”
A volte basta un piccolo gesto per cambiare la storia. Quello di Katja Wolf è un “atto politico”. Potentissimo. Ed è ora che cominciamo a prendere appunti.