A un anno esatto di distanza dalla strage nella discoteca di Corinaldo, si avvicina il processo per i presunti responsabili. La Procura della Repubblica di Ancona ha depositato al giudice per le indagini preliminari la richiesta di giudizio immediato per sei ragazzi tra i 19 e i 22 anni, i componenti della cosiddetta “banda dello spray”. Sono accusati di omicidio preterintenzionale e lesioni.
SEI MORTI E DECINE DI FERITI
Sarebbero stati loro a causare la morte di sei persone, cinque ragazzi tra i 14 e i 16 anni e una giovane mamma di 39, e il ferimento di altre decine, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, spruzzando dello spray urticante all’interno della Lanterna Azzurra. Nel locale in provincia di Ancona si erano radunati centinaia di ragazzi per assistere al concerto del trapper Sfera Ebbasta, poi annullato.
Nel fuggi fuggi generale, provocato dal panico e dall’aria resa irrespirabile dai gas, il cedimento di una balaustra posta sulla rampa di emergenza aveva fatto cadere decine di persone. E le vittime erano rimaste schiacciate. Dopo mesi di indagini, i componenti della banda, tutti provenienti dal Modenese, erano stati arrestati all’inizio di agosto.
RAPINE IN TUTTA ITALIA
Lo spray urticante era l’arma che utilizzavano per cercare di rubare ai giovani catenine e altri oggetti preziosi, approfittando della calca. L’episodio di Corinaldo rappresentava solo l’ultimo di una serie della quale erano stati protagonisti in numerosi altri locali del centro e del nord Italia. Secondo gli inquirenti, sarebbero almeno 60 i colpi messi a segno, uno dei quali persino a Parigi, nel parco divertimenti di Disneyland.
Ma i concerti trap erano le location preferite, perché sapevano che lì si accalcava sempre una nutrita folla di ragazzini. Nell’occasione si scatenarono feroci polemiche proprio per il mancato rispetto delle misure di sicurezza e il numero di persone che si trovava all’interno della discoteca. Furono venduti almeno 1.400 biglietti, ovvero più del doppio di quante il locale ne avrebbe potute effettivamente contenere.
DINO CARDARELLI