Ieri Matteo Salvini, a Porta a Porta, ha detto di aver capito che Conte sta mentendo grazie ad una sorta di “messaggio” della Madonna di Medjugorje.
Ma fermi tutti. Aspettiamo a riderci. Perché la frase, detta così, sembra la solita pagliacciata su cui non potremmo fare altro che ridere. E’ vero. Ma in realtà stavolta c’è di più. Stavolta c’è qualcosa di cui non possiamo ridere.
C’è l’aspetto peggiore e più pericoloso della persona. Che oggi, dietro quelle parole, si vede nitidamente: il suo essere un insaziabile divoratore di deboli. Deboli culturalmente, deboli socialmente. Le sue prede naturali: chi, per mille ragioni, non ha strumenti per capire, scindere, ragionare. Strumenti per difendersi da considerazioni illogiche come quella da lui detta ieri sera, che funzionano come esche. Verso di essi, sì, Matteo Salvini agisce come un predatore. Getta l’esca e aspetta pazientemente che le vittime si avvicinino. Per poi gettarvisi con rabbiosa voracità, al fine ultimo di strappar loro la cosa più preziosa che hanno: il voto.
Per questa principale ragione il salvinismo è allora pericoloso. Perché si basa interamente su un modello di predazione ai deboli. E fino a quando esso avrà vita politica, non vi sarà speranza per i più fragili di elevarsi, di migliorarsi. Poiché con tutte le sue forze il salvinismo lo impedirà. Nelle scuole, nelle piazze, nei media: con maniacale abnegazione farà tutto ciò che è in suo potere per impedire che la società si elevi. Che gli ultimi si riscoprano forti. Perché è dalla debolezza che trae nutrimento.
Per tale motivo dobbiamo quindi combatterlo. Politicamente, eticamente. Perché, se non lo faremo, la sua vittoria sarà la morte della speranza per quelli che noi, da questo lato, abbiamo giurato di proteggere: gli ultimi. E questo no, non potremmo perdonarcelo. Né, tanto meno, permetterlo.