Il Museo dell’Innocenza, il bellissimo romanzo dello scrittore Orhan Pamuk, divenuto un museo, sbarca al cinema in un film documentario del regista inglese Grant Lee. Il documentario dal sottotitolo “Quando l’immaginazione diventa realtà”, consente al visitatore di esplorare attraverso le immagini il museo nato dalla fantasia dello scrittore turco, premio Nobel per la Letteratura nel 2006.
Il Museo dell’Innocenza è infatti il titolo di un emozionante romanzo scritto dalla penna di Orhan Pamuk e pubblicato nel 2008, che racconta un’appassionata storia d’amore tra due innamorati Kemal e Fusun, diventato poi nel 2012 un museo reale che raccoglie tutti gli oggetti legati a questa storia d’amore. Il museo ha riscosso fin dalla sua apertura grande successo tanto da rientrare nei percorsi turistici della città di Istanbul.
Il museo allestito dallo stesso Pamuk con l’aiuto di architetti, artigiani e specialisti vari si articola su tre piani e raccoglie un’infinità di oggetti appartenuti alla bella Fusun e raccolti con ossessione maniacale dal suo innamorato Kemal. Nel romanzo infatti, è lo stesso Kemal a chiedere all’autore, in una sorta di conversazione immaginaria, di realizzare un museo con tutti gli oggetti raccolti da lui negli anni in cui ha amato profondamente la sua innamorata. Pamuk lo prende in parola e realizza davvero il museo rendendo reali i personaggi nati dalla sua fantasia. Oltre a dare loro un nome e una storia, li traspone nella realtà raccogliendo davvero oggetti, suppellettili varie, abiti, foto, ritagli di giornale, persino mozziconi di sigaretta (in alcuni dei quali si vedono i segni di un rossetto femminile). Kemal ha preso vita e attraverso lo scrittore turco ha raccolto tutto ciò che lo legava a Fusun nella loro tormentata e sfortunata storia d’amore, per poi morire nel 2007 e lasciare le sue volontà allo scrittore.
La storia di Kemal e Fusun pone l’accento sulle norme morali della Turchia degli anni ’70, in quanto il protagonista Kemal, nonostante avesse una fidanzata, s’invaghisce di una giovane commessa Fusun, e con lei inizia un’intensa passione che però non avrà un lieto fine. Kemal, intrappolato dalle norme sociali, non riesce a scegliere tra le due donne e alla fine decide di fare la scelta più semplice, sposare la sua fidanzata deludendo profondamente Fusun. Negli anni a venire conserverà maniacalmente tutti gli oggetti che gli ricordano Fusun, i quali poi deciderà di conservare in un museo.
In questa sorta di casa museo, Kemal ha vissuto gli ultimi anni della sua vita tra innumerevoli ricordi, che prendono vita dalla miriade di oggetti che non raccontano solamente una storia d’amore ma anche la vita e le usanze di Istanbul tra gli anni ’70 e ’80. La disposizione delle sale, gli oggetti, le luci curate nel dettaglio da Pamuk nel Museo dell’Innocenza vogliono rappresentare, attraverso la spirale disegnata a terra e il percorso in salita verso la soffitta, non solo la narrazione e il dispiegarsi della storia romanzata ma in un’accezione più grande, il grande amore dello scrittore verso la sua città Istanbul, in cui ha vissuto e continua a vivere, dove ha passato gli anni della sua infanzia e della sua giovinezza, ripercorrendo le sue strade, i suoi quartieri, i tempi andati.
Tutti i romanzi di Pamuk sono ambientati ad Istanbul, ma Il Museo dell’Innocenza rappresenta il primo romanzo che diventa realtà e testimonia la volontà dell’autore di creare un legame più forte, concreto e reale con la sua città. Per fare ciò, Pamuk ha messo i panni di un collezionista e ha ricercato minuziosamente abiti e suppellettili varie degli anni passati da collocare nel suo museo che prendeva vita dalle pagine del suo romanzo. La memoria, l’amore, l’attaccamento fisico ad un luogo sono il fil rouge di questo museo che ha avuto talmente successo da trasformarsi un film documentario, cosicchè chi non può recarsi ad Istanbul può sognare attraverso le immagini del regista Grant Lee. Il documentario di Lee vuole essere:
“ l’onirico e conturbante resoconto di un’esperienza, quella che si fa ricordo e che in quanto tale non è mai netta come può esserlo la classica registrazione di eventi reali ” (fonte: cineblog.it)
Infatti, la sequenza di immagini vuole rappresentare la memoria di una Istanbul del passato che oggi non c’è più, attraverso le sue strade e i suoi luoghi, la cui storia d’amore dei protagonisti è solamente l’espediente per raccontare di una storia d’amore più grande: quella di Pamuk per la sua città. D’altro canto se lo scrittore ha creato il Museo dell’Innocenza per la sua felicità, in realtà ha reso partecipi i suoi lettori e i visitatori del museo di questo immenso amore, in quanto chi ha avuto modo di visitare il Museo dell’Innocenza ha provato una grande empatia per la storia d’amore di Kemal e Fusun, immedesimandosi nei luoghi, negli oggetti, nei tempi dell’amore. Si può dire che Orhan Pamuk ha realizzato pienamente il desiderio del protagonista del libro:
“ Il Museo dell’Innocenza sarà sempre aperto per gli innamorati che non trovano un posto a Istanbul dove baciarsi ”.
E se è vero che oggi Istanbul ha cambiato aspetto, rincorrendo la modernità omologante, questo museo vuole porre l’accento sulla caratteristica di chi l’ha vissuta visceralmente, da suo figlio, l’innocenza di un’amore semplice ma ricco allo stesso tempo.