Niente sconti di pena per Cesare Battisti. L’ex terrorista dei Pac, i proletari armati per il comunismo, si è visto confermare la condanna all’ergastolo dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione, riunita stamattina in camera di consiglio. Battisti, tramite i suoi legali, contestava l’ordinanza dello scorso 17 maggio. Allora la corte d’assise d’appello di Milano aveva negato la commutazione in 30 anni di reclusione.
LE RICHIESTE DELLA DIFESA
Secondo Davide Steccanella, avvocato difensore dell’ex terrorista, a Battisti avrebbe dovuto essere applicata la pena prevista dagli accordi bilaterali firmati tra Italia e Brasile. In base all’intesa, sottoscritta nell’ottobre 2017 tra il nostro ministro della giustizia Andrea Orlando, ed il suo omologo brasiliano Michel Temer, la condanna non avrebbe potuto superare i 30 anni. Nel sistema giudiziario brasiliano l’ergastolo non è infatti previsto, a differenza della Bolivia, dove invece è avvenuto l’arresto lo scorso 13 gennaio dopo una latitanza durata 37 anni. I giudici hanno però respinto le richieste, confermando il carcere a vita.
QUATTRO OMICIDI NEGLI ANNI SETTANTA
Cesare Battisti è stato condannato in contumacia per quattro omicidi, due in concorso e due come esecutore materiale. Il primo fu quello di Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978. Poi fu la volta del gioielliere Pierluigi Torregiani, freddato a Milano il 16 febbraio 1979, del macellaio Lino Sabbadin, assassinato appena qualche ora più tardi a Santa Maria di Sala, in Veneto, e infine di Andrea Campagna, agente della Digos che perse la vita il 19 aprile 1979, anche lui a Milano.
Ritenuto inizialmente responsabile di banda armata, con una condanna a 12 anni, evase dal carcere di Frosinone nel 1981. Fuggito prima in Francia e poi in Messico, nel 2004 scappa in Brasile. Qui rimane fino a fine 2018. La sua lunghissima latitanza si è conclusa all’inizio di quest’anno a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, dove è stato arrestato da una squadra dell’Interpol. Soltanto a marzo ha ammesso le proprie responsabilità negli omicidi. Attualmente si trova detenuto nel carcere di Oristano.
DINO CARDARELLI