Heinrich Thannhauser da commerciante a scopritore di Picasso e Kandinskij. L’avventura di una vita attraverso l’arte in mostra a Milano.
Dal 17 ottobre fino al 1 marzo, presso Palazzo Reale a Milano, è possibile ripercorrere le vicissitudini di Heinrich Thannhauser e la rivoluzione che operò l’arte nella sua esistenza, attraverso una selezione di opere della sua collezione personale direttamente dal Guggenheim di New York.
Nato il 16 febbraio 1856 in un’agiata famiglia ebrea a Krumbach in Svevia, Heinrich crebbe con la sola intenzione di fare fortuna. Non poteva immaginare quale sarebbe stata la portata del proprio contributo al patrimonio artistico prima tedesco e poi mondiale.
Iniziata la carriera di commerciante di stoffe e articoli di sartoria, non avrebbe potuto affacciarsi al mondo artistico senza l’influenza dell’amico Franz Josef Brakl. Il cantate d’opera, appassionato collezionista di dipinti, lo coinvolse nella fondazione della galleria “Kunsthaus Brakl’’ a Monaco di Baviera nel 1905. Questa collaborazione fece approdare in Germania gli impressionisti francesi Manet, Gauguin e Degas, seguiti dalle opere degli ancora sconosciuti post-impressionisti e futuristi italiani. In particolare Thannhauser strinse una solida amicizia con un giovane post-impressionista spagnolo, che sarebbe diventato protagonista assoluto della scena culturale del XX secolo: Pablo Picasso.
Il 1909 segna il punto di rottura dell’avventura professionale Brakl-Thannhauser, ma anche l’inizio dell’autonomia progettuale di Heinrich, che elabora il suo primo spazio espositivo assieme all’architetto Paul Wenz. Nacque la “Moderne Galerie”, oggi nota come Arco-Palais, un edificio innovativo che con le sue vetrate e la forma curva cambiò il volto di Monaco. Tuttavia l’originalità architettonica non bastò all’ambizione del suo proprietario. Sfruttando l’amicizia con la vedova di Theo Van Gogh accrebbe il valore della galleria con l’esposizione delle tele del già immortale Vincent.
Il suo più grande apporto al mondo artistico arrivò nel 1911, quando fu il primo a concedere visibilità al movimento d’avanguardia tedesco Cavaliere Azzurro, o Blaue Reiter, fondato da Vasilij Kandinskij e Franz Marc. La sua lungimiranza gli permise di vedere ciò che la critica non comprendeva, ovvero l’enorme potenziale del progetto dei due artisti. Il loro intento era infatti quello di rivoluzionare un’espressività stantia, ancorata alle spoglie del naturalismo e dell’impressionismo, attraverso il simbolismo del colore e l’esaltazione dell’io. Il gallerista ebbe l’intraprendenza di incoraggiare una forza creatrice che si rivelò essere non solo madre dell’espressionismo, ma anche incubatrice del genio sovversivo dell’astrattismo.
Negli anni successivi cedette il timone al figlio Justin, di cui fu ineccepibile guida fino al 1934, quando morì nel tentativo di sottrarsi all’incubo nazionalsocialista. Justin Thannhauser riuscì fortunatamente ad emigrare negli Stati Uniti dove continuò il sogno del padre, collaborando con personaggi di spicco della scena culturale. Dopo la sua morte nel 1991, la vedova Hilde fece lascito dell’intera collezione di famiglia al Museo Guggenheim, proprio come avrebbe voluto Heinrich.
Anna Barale