La Società Europea di Cardiologia ha dato notizia di una ricerca proveniente dall’Università di Vigo in Spagna e pubblicata su una delle sue riviste scientifiche, lo European Heart Journal.
Il team guidato dal professor Ramón C. Hermida direttore dei laboratori di cronobiologia e bioingegneria ha indagato se facesse differenza a che ora della giornata assumere la terapia antipertensiva.
In particolare sono stati seguiti ben 19.084 pazienti per un periodo medio di più di sei anni, lo scopo era verificare se il momento della giornata (mattino o ora di coricarsi) a cui si assumeva la terapia antipertensiva incidesse sul rischio cardiovascolare.
I risultati dicono che i pazienti che assumevano la terapia alla sera hanno dimostrato un rischio del 45% più basso di morire o comunque di essere colpiti da attacco di cuore, infarto del miocardio, ictus, insufficienza cardiaca o di necessitare di un intervento di rivascolarizzazione coronaria (lo sblocco di arterie ristrette).
Ovviamente i ricercatori hanno preso in considerazione tutti i fattori in grado di influenzare i risultati come età, sesso e patologie come il diabete di tipo 2.
Estrapolando i risultati per singolo rischio si va dal -66% per problemi ai vasi sanguigni a -40% per la necessità di rivascolarizzazione.
Lo stesso professor Hermida dice che anche se le linee guida attuali non indicano un orario preferito di assunzione della terapia antipertensiva la maggior parte dei medici la prescrivono al mattino perché sviati dall’ingannevole obiettivo di abbassare la pressione mattutina. In realtà non ci sono studi che indichino che controllare la pressione mattutina diminuisca il rischio cardiovascolare, al contrario il progetto Hygia di cui Hermida è a capo aveva già dimostrato in precedenti pubblicazioni che la pressione misurata mentre una persona dorme è il più affidabile indicatore di rischio cardiovascolare, indipendentemente dalle misurazioni prese durante la veglia o durante una visita medica.
Il progetto Hygia coinvolge 40 centri e 292 medici che sono stati formati nell’utilizzo di speciali polsini atti a misurare la pressione dei pazienti durante tutto il giorno e la notte. I soggetti reclutati per lo studio sono 10.614 uomini e 8.470 donne, tutti di etnia caucasica spagnola.
In conclusione il risultato di questo studio congiuntamente a quelli precedenti dallo stesso progetto indicano non solo che è meglio assumere la terapia antipertensiva di sera ma anche che per una corretta diagnosi di ipertensione e valutazione del rischio cardiovascolare bisognerebbe fare una misurazione della pressione per tutto il giorno, vista la maggiore significanza dei valori notturni rispetto alle misurazioni prese di giorno, magari in uno studio medico.
Roberto Todini