La famiglia Tenco non voleva Achille Lauro per l’apertura del celebre festival del cantautorato italiano. Lo ha detto in un comunicato stampa, lamentandosi dell’organizzazione dell’edizione 2019 del Premio Tenco. Ormai però il 29enne tutto stravaganza ed eccessi sul palco c’è salito, portando una cover di Lontano, lontano assolutamente discutibile.
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Il Club Tenco, presieduto da Giovanni Imperatore, ha portato in scena questo weekend la 43esima edizione del premio dedicato a Luigi Tenco. Quest’anno ha scelto di chiamare Achille Lauro per aprire le danze, circondandosi come prevedibile di polemiche. I primi a protestare sono stati proprio gli eredi del celebre cantautore.
A provocare l’astio della famiglia Tenco, stando alle loro stesse parole, sono state due decisioni del signor Imperatore: il nuovo titolo e la scelta di ospitare uno come Lauro. Si ripropone così, per l’ennesima volta, il conflitto tra la musica del Novecento e la contemporaneità, mai all’altezza del passato. La famiglia ha infatti accusato l’organizzazione proprio di “distorsione della storia del cantautorato”. Affermazione che mette in luce come, secondo una visione largamente condivisa, il premio dedicato a Luigi Tenco debba farsi garante di una certa immagine di cantautore. Una polemica che ricorda un po’ quella che accompagnò la vittoria di Mahmood all’Ariston: “il festival di Sanremo deve omaggiare la tradizionale musica italiana”.
In Italia non c’è niente di così difficile come essere un artista contemporaneo nella contemporaneità. L‘amore viscerale per il glorioso passato si traduce spesso in nostalgia rabbiosa della tradizione e in odio immotivato per il presente. Il panorama musicale è, ancora più degli altri settori, incredibilmente influenzato da una reverenza quasi morbosa nei confronti della sua storia. Proprio questo campanilismo, che contraddistingue il gusto italiano, ha immobilizzato la scena degli ultimi anni. Cantautori e interpreti per rivolgersi al grande pubblico hanno dovuto scegliere tra l’emulazione del passato o quella delle nuove tendenze d’oltralpe.
Capire perché la famiglia Tenco non voleva Achille Lauro per cantare la celebre “Lontano, lontano” non è difficile. Ad Imperatore è stato rimproverato di essersi alleato con il mostro del mercato musicale. In realtà però la personalità di Lauro è forse una delle più difficili del mercato, discussa anche dai suoi stessi fan.
Questo ragazzo di 29 anni che viene dalla periferia romana, si muove in modo femminile, ha la faccia tatuata, veste firmato ed accumula citazioni grossolane nei testi, non è mai piaciuto a tutti. Se infatti l’immagine di Lauro può sembrare inadeguata a quella del cantautore italiano tradizionale, allo stesso modo lo è nel mondo della trap. Chi ha seguito il trapper dei primi tempi non sempre è stato in grado di comprenderne l’evoluzione così come chi lo vede ora è incapace di vedere quanto sia cambiato.
Il vero eccesso di Achille Lauro è proprio la sua indefinibilità. La droga, il sesso e i vestiti stravaganti non fanno più scandalo ma la sfrontatezza con cui impedisce a chiunque di rinchiuderlo in un contenitore sì. Solo lui può decidersi come definire quello che fa. Proprio per questo , quando gli viene chiesto un parere sulla polemica che lo coinvolge, non ha paura di dichiarare: ” io ho qualcosa in comune con Tenco: essere un incompreso”. Con una presunzione simile si era già paragonato a Vasco Rossi dopo aver presentato a Sanremo la sua 1969 per poi violentare la storia del rock punk nel suo ultimo album.
Achille Lauro è un cantautore della contemporaneità, fin troppo lontano da qualsiasi grande del passato. Un vero e proprio Cristo della periferia romana di oggi, come suggerisce la sua Roma. Il simbolo di una generazione che non crede più in nulla se non nel lusso e nella ricchezza che Lauro accumula nelle canzoni e nella vita.
Se addirittura Sanremo sembrerebbe ormai aver capito che per evitare la decadenza l’unica via d’uscita è il presente, gli ambienti più ristretti come quello del cantautorato continuano ad essere diffidenti. Un atteggiamento che blocca l’analisi di un fenomeno singolare come Achille Lauro.
Se essere un cantautore significa però scriversi le canzoni non si può negare questo status a nessun rapper, trapper o Achille Lauro in circolazione. Gli si può tuttavia negare una certa credibilità prendendo come modello il passato e ignorando qualsiasi carattere del presente. C’è da definire in sintesi quale sia quindi il compito del Premio Tenco e di molti altri festival musicali italiani. Ovviamente se questo è convincere il grande pubblico che “Lontano lontano nel tempo qualche cosa negli occhi di un altro ti farà ripensare ai miei occhi” siano parole sempre attuali e in linea con l’emotività contemporanea, allora sicuramente Achille Lauro non era quello giusto.