Prevedere i terremoti è possibile? Da sempre il mondo scientifico e l’opinione pubblica se lo chiedono. Nonostante le numerose ricerche condotte nel corso degli anni per arrivare ad individuare dei segnali attendibili che fossero spia di sismi imminenti, finora la risposta era stata sempre negativa. Presto però, le cose potrebbero cambiare.
ARRIVA IL SEMAFORO
Secondo uno studio condotto da Laura Gulia e Stefan Wiemer, due scienziati del servizio sismologico svizzero presso il Politecnico di Zurigo, e già pubblicato sulla rivista Nature, in futuro sarà possibile capire quando una prima scossa di terremoto è il preludio ad altri eventi di intensità ancora maggiore, o se invece si tratta già di quella principale che sarà poi seguita da altre di assestamento e quindi meno forti. Il tutto attraverso un sistema di allerta simile ad un semaforo, che indicherebbe con il rosso l’attesa di un sisma con magnitudo più alta, e con il verde il possibile arrivo di repliche più lievi.
STUDI SUL TERREMOTO DI AMATRICE
Una tecnica, quella del semaforo, simile a quanto già accade per i vulcani, o nei pronto soccorso, e che è stata elaborata analizzando le sequenze sismiche del 2016 ad Amatrice-Norcia, e a Kumamoto, in Giappone. Al centro dello studio, il cosiddetto “b value”, che indica il rapporto tra terremoti grandi e piccoli in una sequenza sismica. Questo valore, solitamente, tenderebbe ad aumentare dopo terremoti di magnitudo superiore a 6, indicando che sarà seguito da scosse di minore entità. Ma quando, al contrario, il b value resta costante o scende, vorrebbe dire che bisogna aspettarsi un sisma ancora più forte.
UNA POSSIBILE SVOLTA
Al momento si tratta di uno studio che necessita di ulteriori approfondimenti. Ma se i risultati presentati fin qui dovessero trovare conferma nei prossimi mesi, potrebbe davvero aprirsi una nuova era. Sapere se dopo un primo terremoto arriverà una scossa più forte aiuterebbe nella gestione dell’emergenza, per esempio a decidere eventuali piani di evacuazione che con le conoscenze attuali non avrebbero senso, non sapendo come si evolverà una sequenza sismica.
DINO CARDARELLI