Sappiamo ormai per certo che il pianeta rosso in passato ha avuto un clima e un ambiente un po’ più amichevoli, il pianeta era meno freddo e meno arido, con acqua liquida in superficie e dunque condizioni più favorevoli a qualche elementare forma di vita. Gli scienziati stanno cercando di ricostruire l’evoluzione dell’ambiente di Marte, a che punto della sua storia ha cominciato a diventare il deserto odierno? Quanto ci ha impiegato? Ora arriva notizia dal Jet Propulsion Laboratory della NASA delle ultime scoperte effettuate grazie alle esplorazioni effettuate col rover Curiosity, le teorie scaturite dallo studio del cratere Gale sono state pubblicate su Nature Geosciences.
Il cratere Gale è largo circa 150 km ed è stato formato da un impatto che è avvenuto prima che Marte diventasse l’attuale deserto, quindi è stato riempito da successivi strati di sedimenti portati da acqua e vento. Gli scienziati della NASA hanno diretto lì Curiosity (l’ha visitato nel 2017 ma ovviamente i dati non si interpretano in un giorno e tanto meno si elabora una teoria) perché c’erano già indizi che avesse avuto periodo successivi di secca alternati con periodi più umidi. Il rover è stato diretto verso il Monte Sharp perché le sue pendici conservano traccia di questi strati e un geologo può leggerli come un libro sulla storia di Marte, in particolare hanno descritto Sutton Island, una altura di 150 metri costituita da roccia sedimentaria salina.
Arrivando alle conclusioni l’idea che si sono fatti della regione del cratere Gale è che per lungo tempo dovette assomigliare a una regione sugli altipiani del Sud America conosciuta come Salar del Quisquiro, dunque una regione desertica e senza vegetazione ma non priva d’acqua, caratterizzata da pozze d’acqua molto saline.
Questo scenario ci suggerisce che probabilmente la transizione dell’ambiente di Marte verso l’attuale deserto completamente ostile alla vita non è stata lineare ma caratterizzata da cicli più aridi alternati ad altri più umidi pur all’interno del trend generale verso l’attuale stato.
Roberto Todini