Il 24 settembre è festa nazionale in Sudafrica: si celebra l’Heritage Day, il giorno dell’eredità, un’esaltazione della diversità etnica e culturale.
Storia dell’Heritage Day
In origine, il 24 settembre in Sudafrica era dedicato ad una commemorazione degli Zulù (un’antica tribù locale) chiamata Shaka Day. In questo giorno veniva ricordata una figura molto importante per queste popolazioni, il re Shaka. Alla fine dell’Ottocento, egli riuscì con successo nell’impresa di unificazione culturale delle varie etnie locali in un unico regno, e introdusse nuove tecniche di combattimento che gli permisero di avere la meglio sugli avversari. Ogni anno, il 24 settembre, centinaia di persone si recano sulla tomba del re Shaka per omaggiarlo con preghiere, offerte e canzoni in suo onore.
Solo al termine della segregazione razziale, l’apartheid, tratto distintivo della regione fino al 1991, il giorno del 24 settembre assunse una connotazione nuova. Dal 1995 si festeggia l’Heritage Day, simbolo delle innumerevoli identità etniche e culturali che risiedono sul territorio sudafricano.
Sudafrica: una nazione arcobaleno
L’importanza di dedicare un giorno all’anno alla celebrazione della diversità risiede nel fatto che, da molti secoli, il Sudafrica è luogo di riunione ed evoluzione di numerose culture diverse. Alla fine del XV secolo la nazione divenne uno dei grandi centri degli interessi europei, quando il portoghese Bartolomeo Dìaz aprì la rotta verso le Indie doppiando il Capo di Buona Speranza. A partire dalla metà del XVII secolo, gli olandesi e la Compagnia delle Indie Orientali si insediarono sul territorio sudafricano, in quella che oggi è Città del Capo. In seguito il Sudafrica accolse anche tedeschi e francesi ugonotti, che fuggivano dalle persecuzioni che li colpirono a seguito della revoca dell’Editto di Nantes nel 1685. Questa è quella che possiamo definire come prima fase di colonizzazione.
In seguito ce ne fu una seconda, ad opera degli inglesi, e poi una terza, a partire dal 1860. Nella seconda metà del 1800, infatti, vennero scoperti in Sudafrica alcuni importanti giacimenti di diamanti e d’oro. Questa scoperta provocò una grossa ondata migratoria proveniente dal Vecchio Continente, che diede luogo a non pochi scontri tra i nuovi arrivati, le popolazioni locali e la Repubblica africana fondata nel Transvaal, la regione che circonda l’attuale città di Pretoria.
Tuttavia, l’idea del Sudafrica come Rainbow Nation, nacque solo al termine del regime dell’apartheid, quando questo stato si costituì come un grande e variegato insieme di culture riunite all’interno dello stesso territorio e sotto la stessa bandiera.
Il grande dono della diversità
Quando il nostro primo governo eletto democraticamente ha deciso di fare dell’Heritage Day una festività nazionale, lo ha fatto perché sapeva che la nostra ricca e variegata eredità culturale ha un potere profondo, quello di aiutarci a costruire un Paese nuovo, libero dai pregiudizi e dall’apartheid.
Si pronunciò in questo modo il presidente Nelson Mandela nel giorno di apertura della celebrazione del 1996. In queste parole è racchiuso il significato profondo della festa, un’esaltazione della ricchezza che deriva dall’interazione tra molteplici e variegate etnie. Essa è una fonte di identità, un manifesto alla memoria e alla civiltà che spesso dimentichiamo nel tentativo disperato di omologarci agli standard della cultura moderna, di massa.
Heritage Day e Braai Day
Nonostante i rituali, le storie orali e i costumi siano una prerogativa irrinunciabile di questo giorno di festa in Sudafrica, oggi l’Heritage Day ha un nuovo simbolo, quello del Braai, il barbecue tipico del paese. Le celebrazioni si svolgono, infatti, attorno ad un fuoco ed una brace, su cui viene cotta carne tipica, il cui profumo pervade l’aria.
L’idea del fuoco e della carne trovò molti sostenitori di alto profilo, tra cui Desmond Tutu, il vescovo considerato padre della nazione arcobaleno. In effetti, questi sono simboli che non possono veicolare altro che senso di comunità, fratellanza, condivisione.
Essi sembrano comunicarci: «non importa chi tu sia, quale sia la tua storia o la tua particolare cultura, siediti e mangia insieme a noi.»
Il rapporto con il passato
Naturalmente, l’Heritage Day non può e non vuole mettere in ombra gli avvenimenti tragici della storia sudafricana, come l’apartheid. La percezione di essi rimane forte e viva in tutti i cittadini, come insegnamento per il futuro.
Tuttavia, la scelta di dedicare un giorno intero all’importanza dell’eredità culturale e della diversità ha ragioni profondissime, che derivano proprio dal fatto che questa festa si celebra in una nazione come il Sudafrica.
Essere consapevoli del proprio passato e rispettarlo è fondamentale. L’intento dell’Heritage Day non è affievolire questo sentimento, quanto piuttosto veicolare la propria volontà di rinascita, il diritto universale di chiamarsi «sudafricano», che deve poter essere disposto liberamente da qualsiasi individuo mostri la volontà di condividere le tradizioni locali nel rispetto di tutti, e di arricchirle con le proprie.
In questo senso, l’Heritage Day in Sudafrica è un’imprescindibile lezione di tolleranza per tutti i cittadini del mondo.
Martina Fantini