Uno shock inimmaginabile – Proprio qualche ora fa, l’improvvisa rimozione di tutte le pagine inerenti a CasaPound; un portavoce di Facebook spiega le motivazioni, ma per Gianluca Iannone è un “atto vergognoso”.
Mi verrebbe spontaneo un “buongiorno Zuckerberg“, ma sarebbe fuori luogo per diverse ragioni. Sta di fatto che quanto appena avvenuto, personalmente, non mi desta molta sorpresa. La controversia in atto espone un punto centrale del discorso, che torna alla ribalta dopo cancellazioni già viste ad aprile. Le parole di Facebook sono state le seguenti:
Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia
Anche Forza Nuova accusa il colpo, ma con meno perdite; si tratta di una reazione piuttosto improvvisa, forse giunta un po’ in ritardo, ma che non mancherà di far parlare di sé. Per il leader Gianluca Iannone si tratta di:
Un gravissimo atto discriminatorio commesso nei nostri confronti dai colossi social; ma certo noi non staremo con le mani in mano: siamo già pronti a partire con una class action
Per Iannone è un vero e proprio attacco, probabilmente, a suo dire, legato al corteo tenutosi quest’oggi; di saluti romani se ne sono visti – e sprecati – parecchi. Tuttavia, mi sorge un dubbio spontaneo: in effetti la rimostranza sarebbe l’ennesima e fin troppo spesso esternante episodi discutibili. Il saluto romano è un gesto dalla forte simbologia, reduce di un’ideologia tutt’altro che svanita; svanito è forse il termine “fascismo”, non certo nel detto popolare, ma come dimostrazione di una corrente politica che, a livello contemporaneo, non può certo nuocere nelle medesime modalità storiche.
Tuttavia, il temperamento rimane, come restano coloro che si crogiolano dietro una maschera molto spessa di timori e prese di posizione fin troppo poco ragionate. Quando il segretario di CasaPound Simone Di Stefano parla di “affronto alla democrazia”, ci troviamo forse di fronte all’ennesimo errore di giudizio; difficile è infatti ragionare in termini di democrazia prendendo come base – o spunto – un campo letteralmente minato, più o meno l’opposto di quella che potrebbe essere un’idea di progresso verso l’informazione, la libertà di parola e propaganda; verso i paesi esteri; legato ad un nazionalismo sfrenato, forse, anche per i più moderati, troppo marcato per non cadere in fraintendimento. Cosa vorrebbe allora dire “sovranismo“? La propaganda politica non cancella il peso di alcuni termini; mai sarà così.
Quando si denuncia per “apologia al fascismo“, non lo si fa tanto per soppressione (pratica invece abbastanza inerente ad un fascismo storico, tutt’altro che democratica), quanto in virtù di un’idea nuova, pura di nazione, popolo, negando legami politici troppo risoluti e “poco modesti”. Nel momento in cui scelgo di affrontare una manifestazione sbandierando il saluto romano, devo conoscerne la sostanza, il significato anche emotivo di una simile rimostranza.
Se dunque il nostro paese ha assistito più all’eco di un “cane rabbioso”, piuttosto che a una forma mentis moderata (e non parlo per termini politici), presumo sia determinante porre un freno; dall’altro lato, il proibizionismo, in ogni sua forma e obiettivo, non ha mai, storicamente, portato a nulla di buono. C’è da aspettarsi qualche reazione più incisiva.
La questione CasaPound ha un forte impatto, ma forse l’epilogo più sensato. Ne vedremo gli sviluppi e nel frattempo, chissà, un giorno qualche esponente capirà le motivazioni di questo assedio virtuale.
Eugenio Bianco