Eccoci tornati amici di Ultima Voce con la nuova rubrica sportiva “Racconti Europei”, che ci accompagnerà da qui fino alla fine dell’Europeo in Francia 2016, in cui approfondiremo le più interessanti e particolari storie sul Campionato Europeo di Calcio.
Oggi riviviamo la prima edizione del Torneo, che (neanche a farlo apposta) venne ospitato dalla Francia con la Finale fissata per il 10 Luglio 1960.
Nell’ormai lontano 1960, anno decisivo per la Guerra Fredda, l’Italia ospita la XVII edizione delle olimpiadi a Roma, così da provare a rientrare nel panorama sportivo mondiale.
La motivazione principale nella voglia di ospitare un evento di tale importanza sportiva e politica, è quello di ridare lustro ad una federazione italiana devastata dall’eliminazione dal Mondiale di calcio del 1958 ad opera dei modesti Nordirlandesi.
Una delusione internazionale che porta la FIGC a declinare un altro invito importante.
L’invito arriva direttamente da Henry Delaunay, segretario generale dell’Uefa, per un campionato Europeo delle Nazioni, che dovrà sostituire la Coppa Internazionale, che racchiudeva soltanto gli stati dell’Europa Centrale.
Le qualificazioni presentano solo 17 squadre, numero che all’inizio fa vacillare gli organizzatori, viste le rinunce di Belgio, Svizzera, Olanda, Inghilterra, Scozia, Germania Ovest e, appunto, Italia.
Ma durante la prima partita della storia degli Europei, URSS – Ungheria, gli spettatori sono più di centomila, lasciando intendere che la competizione possa diventare un grande appuntamento.
Le fasi finali si svolgono in Francia, dal 6 al 10 luglio: l’URSS è la prima qualificata, grazie al veto di Francisco Franco, che non permette alla sua Spagna (di Alfredo di Stefano) di giocare il quarto di finale.
In semifinale se la vedrà con la Cecoslovacchia. Il 3-0 finale non lascia dubbi e lancia l’Urss verso l’ultimo atto col favore del pronostico, soprattutto per la facilità con cui la squadra corre per i novanta minuti.
Dall’altra parte la Jugoslavia è protagonista di una splendida rimonta sui padroni di casa, da 2-4 a 5-4.
Il momento della Finale è finalmente arrivato, la partita è ben giocata ed equilibrata fino alla fine dei supplementari. Il tipo di gioco espresso era dimostrazione di come il calcio stesse cambiando, volgendo verso una preparazione atletica molto più curata, dove la vittoria può essere raggiunta soprattutto grazie alla migliore condizione fisica. La Jugoslavia era una squadra appena rinnovata, e visto quel calcio fatto di passaggi brevi e di gioco lento, era giusto lasciare spazio a giovani tecnici e molto veloci. Per la prima volta si può finalmente parlare di calciatori come atleti completi e non solo appassionati di calci ad un pallone.
La vittoria dell’URSS in Finale per 2 a 1 è la perfetta rappresentazione della disciplina sportiva che negli stati comunisti assume molto più di un valore puramente ludico, sia nelle grandi società sportive dello stato, sia nelle scuole.
Per tirare un po’ le somme del primo Europeo, si può guardare da una parte lo spettacolo, decisamente buono, e dall’altra le troppe mancanze di un certo spessore. Ancora una volta lo sport poteva giocare il ruolo di interlocutore tra due parti d’Europa che non si vedevano di certo di buon occhio in quel periodo, ma invece la preponderanza di stati dell’Est ha cancellato le più rosee aspettative di vedere due filosofie, anche calcistiche, scontrarsi sul campo. In più la partecipazione del pubblico francese era troppo legato alla propria nazionale. Si pensi che la finale, a Parigi, ha richiamato meno di ventimila appassionati.
Ma si sa, in ogni prima volta c’è sempre qualche errore. Alcuni si possono anche perdonare (come spero perdonerete anche a noi) soprattutto viste le buone premesse lasciate dalla neonata competizione, che nei 56 anni successivi all’esordio farà entusiasmare milioni di tifosi in Europa e non solo.