La riabilitazione dei detenuti è possibile ed economica, ma soprattutto conveniente allo stato.
Nel 68% dei casi i detenuti nelle carceri tornano a delinquere. Mentre il tasso di recidiva tra chi è affidato a misure alternative si ferma al 19 per cento. La riabilitazione dei detenuti tramite lavori di pubblica utilità può essere una risposta.
Il carcere è diventato sempre più una risposta che troppo spesso la politica sa dare alle paure dei cittadini. La riabilitazione dei detenuti, invece, è qualcosa che la politica ignora da anni. Tuttavia la maggioranza dei detenuti sono recidivi. E aumentare le pene non serve, cosa risaputa dal 700. In un momento storico in cui poi la popolazione carceraria è in crescita e con i rischi legati alle condanne già emesse in sede internazionale per il trattamento dei detenuti. Risulta fondamentale trovare un altro sistema.
È questo che nella Capitale sta avvenendo. Grazie ad accordi congiunti fra Roma Capitale, il Ministero della Giustizia e il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Accordi che hanno portato a risultati incoraggianti. Le iniziative che coinvolgono i detenuti del carcere di Rebibbia vanno dalla cura dei giardini, al rifacimento della segnaletica stradale. Autostrade per l’Italia Spa infatti partecipa al progetto.
Il progetto chiamato “Mi Riscatto per Roma” al momento prevede il coinvolgimento di pochi detenuti ed è volto alla loro riabilitazione.
I lavori sono svariati, e al termine delle ore di lavoro di pubblica utilità vengono rilasciati attestati. I progetti si basano su lavoro volontario, indirizzando ogni partecipante verso specifici compiti. Il fine ultimo è garantire ai detenuti partecipanti un inquadramento nella società. Una professionalità da poter sfruttare al fine della pena. Insomma un progetto che mira a realizzare in pieno il disposto dell’art. 27co. III della Costituzione. Cioè la rieducazione attraverso il lavoro.
Tramite questo progetto si riduce drasticamente la recidiva. Tesi dimostrata da vari studi statistici. Ci sono già stati detenuti che hanno partecipato ai progetti e che una volta usciti hanno trovato un lavoro stabile.
Sviluppare percorsi di reintegrazione per i detenuti, non è un obiettivo importante solo per le carceri. Il sovraffollamento è un problema per cui l’Italia è già stata condannata. I numeri dei suicidi sono in aumento e la Polizia Penitenziari ha enormi lacune. Programmi come quelli posti in essere a Roma mirano ad una prevenzione futura più efficace di qualsiasi incremento di pena o di vigilanza. Inoltre danno un senso alla detenzione e realizzano il disposto costituzionale. Con i dati statistici del programma, insieme a vari studi sul settore già pubblicati, si spera che il legislatore apra gli occhi su questo grave tema da troppo dimenticato.
Leandro Grasso