Nel 1983 Alvin Kennard rubò 50,75 dollari da una panetteria armato di coltello, ma nonostante nessuno rimase ferito, fu arrestato e condannato all’ergastolo. Solo il 28 agosto un giudice ha permesso che l’uomo liberato dal carcere dopo 36 anni a Bessemer, godesse finalmente della giustizia . Questo nell’acclamazione generale dei suoi amici e familiari, che aspettavano questa notizia da decenni.
La legge allora in vigore che ha colpito Kennard era nota come “Habitual Felony Offender Act”, ovvero “legge dei tre colpi”: dopo tre crimini commessi, al quarto si viene spediti in carcere a vita, nonostante si tratti di un crimine non violento. Kennard era stato già precedentemente condannato a tre anni di libertà vigilata per tre capi di accusa per furto con scasso di secondo grado nel 1979.
Questa legge è stata cambiata nei primi anni del 2000, concedendo una pena di libertà vigilata sui trasgressori che hanno commesso il quarto crimine. La legge però non è stata resa retroattiva, cioè non si è potuta applicare su coloro i quali aveva stabilito la pena in precedenza, come Alvin. Non era stata richiesta una rivalutazione del caso. Finché è entrato in gioco il giudice David Carpenter, incuriosito da una pena così lunga per un reato di furto. È per questo che i famigliari di Alvin aspettavano da anni ed è per questo che centinaia di altri carcerati si trovano nella sua stessa condizione, non potendosi magari permettere un avvocato al contrario dell’ormai cinquattottenne. Inoltre la straordinarietà del caso di Kennard sta nel fortissimo appoggio della sua famiglia, che non lo ha mai dimenticato, e nel suo non arrendersi mai nonostante si fosse convinto che avrebbe passato la vita in carcere.
L’uomo ha dichiarato davanti al giudice: “Mi dispiace per quello che ho fatto, mi assumo la responsabilità di ciò che ho fatto in passato. Voglio l’opportunità di fare le cose per bene”. E con questo intende riprendere la sua vecchia professione di carpentiere, quella che svolgeva a 22 anni prima dell’arresto.
I problemi delle leggi in Alabama
Gli ultimi sviluppi delle leggi in Alabama ci spingerebbero a dire che la dimensione della giustizia applicata alle leggi in vigore attualmente o nel passato, sia distorta. Pensiamo all’impossibilità di ricorrere all’aborto determinata dalla legge approvata nello scorso maggio, neanche in caso di stupro o incesto. La pena va dai 10 ai 99 anni di carcere.
Francesca Santoro