Avevamo già parlato su questo sito del Nasuverse dando ai neofiti informazioni preziose ed un giudizio sul primo dei film ispirati dalla terza route della visual novel Fate/Stay Night, Heaven’s feel.
Presage Flower (2017) ha aperto le danze con tagli vistosi, ellissi che solo i fan accaniti potevano colmare. Il racconto della Quinta Guerra del Santo Graal a Fuyuki, cui partecipa il giovane ed inesperto mago Emiya Shirou, è ormai arrivata al culmine in Lost Butterfly. Come alleate lui ha Tohsaka Rin e Illya von Einzbern con i rispettivi famigli, mentre il suo Servant, Saber, è stato inghiottito dalla minacciosa ombra che poco a poco divora gli abitanti della città.
Nessuno sospetta che la timida e dolce Sakura, erede degli infidi Matou, sia dentro i giochi. La ragazza, sottoposta alla magia di sottomissione della famiglia, è un Master anch’essa, sotto la minaccia costante di morte a causa del nonno, che l’ha torturata fin da piccola con suoi famigli assai particolari, così come del fratello Shinji, che ha sempre abusato di lei.
La ragazza sente letteralmente crescere in lei il Mostro che scatena l’inferno a Fuyuki, in un crescendo di dolore e passione: Sakura, infatti, ama Shirou ricambiata. Il nostro eroe è però diviso tra il diventare un paladino della giustizia e il salvare la sua donna. Dopo che Shirou ha scelto l’amore, gli eventi prendono una strada sinistra.
Il secondo film di Tomonori Sudo all’interno della trilogia di Heaven’s Feel supera il primo capitolo: viene scelta di più la strada dell’introspezione e questo fa sì che l’accento cada sul rapporto Sakura-Shirou, le cui basi erano state già gettate benissimo in Presage Flower.
Ci si concentra sulle percezioni dei due, le visioni del delirio dei due innamorati dando il giusto spazio alle lotte tra Servant, con una lotta turbinosa tra il Berserker di Illya e la Saber Alter inghiottita dall’Ombra alla fine del primo film.
I due protagonisti sono scissi e combattuti da dubbi in una lotta logorante, dominata dall’oscurità che non è solo ambientale, come nello scontro suddetto. Interessante notare che venga ben indagato anche il senso di colpevolezza della sessualità in Sakura, che pur essendo capace di amare appassionatamente, non può godere dei moti del cuore.
Eroina in trappola, fuoco sotto cenere, la ragazza ostenta l’innocenza quanto la coscienza sotterranea del proprio potere, all’interno del suo inconscio. Attorno a lei si muovono personaggi ignari, stretti nel proprio idealismo, che non sanno o fanno finta di non vedere.
Nella tela del ragno (il nonno della ragazza, Zouken Matou), pure i sentimenti più genuini sono un’arma contro Sakura: perfino Shirou, che tradisce il suo ideale per amore di lei, è uno strumento perfetto perché le ha insegnato a desiderare gli altri.
Il finale della storia, il più violento tra le routes di Fate/Stay Night, arriverà al cinema questa primavera.
Antonio Canzoniere