“Attività fuori da Facebook”, la novità di casa Zuckerberg dopo Cambridge Analytica
Il caso Cambridge Analytica è costato a Facebook un maxi-patteggiamento di 5 miliardi di dollari con le autorità americane. La multa, decisa dalla Federal Trade Commission (Ftc), è la più grande mai comminata ad un’azienda hi-tech. È per questo motivo che il colosso dei social network si sta muovendo verso una sempre maggiore salvaguardia dei dati: nasce così “Attività fuori da Facebook” (Off-Facebook Activity), la funzione grazie alla quale diventa possibile vedere un riepilogo delle app e dei siti web che condividono con Facebook le informazioni sugli utenti. Attraverso tale strumento, sarà anche possibile cancellare tali dati sulle attività di ricerca.
Ma quali sono i dati che molti siti e app “vendono” ai social network?
Com’è risaputo, la maggior parte delle applicazioni e dei siti web sono gratuiti. Affinché ciò sia possibile, tali servizi devono essere supportati dalle pubblicità online. Le aziende, dunque, condividono con le piattaforme pubblicitarie e altri servizi i dati sulle interazioni delle persone sui propri siti web, così da raggiungere con maggiore successo quell’utente tipo che risulta, probabilmente, più interessato rispetto ad altri ai loro prodotti. Considerando che, in media, le persone con uno smartphone hanno una moltitudine di app delle quali, forse, ne utilizzano soltanto la metà, diventa davvero difficile stabilire a chi vengano date le proprie informazioni e su cosa. Derivano da questo meccanismo gli annunci pubblicitari che intravediamo sulle home dei nostri social network preferiti. C’è un motivo per cui ad apparire sia la pubblicità su quel determinato prodotto, anziché un’altra.
L’annuncio di Facebook
La funzione “Attività fuori da Facebook” è stata annunciata da Erin Egan, chief privacy officer del colosso californiano: “Questo nuovo strumento sarà disponibile dapprima in Irlanda, Corea del Sud e Spagna. Dopodiché, nei prossimi mesi, continueremo a introdurla in tutto il mondo”. Nel blog degli sviluppatori sono già elencati, in sintesi, i punti principali della nuova funzione.
Rifondare una “cultura della privacy”
Avere a disposizione un riepilogo delle informazioni che “terzi” hanno inviato a Facebook è fondamentale in un mondo sempre più social, in cui lo schermo dei dispositivi è lente d’ingrandimento, talvolta indiscreta, su ogni aspetto – o quasi – delle nostre vite. In mezzo a questa condivisione selvaggia di foto e post, di gusti personali e frammenti della propria, ordinaria, esistenza, c’è molto spesso una vera e propria ignoranza digitale sulla questione più delicata di tutte: la gestione della propria privacy.
A Londra, tra il 28 e il 29 agosto, sono in arrivo cinque Facebook Caffee. I primi due saranno il “The Attendand” in Great Eastern Street e il “Takk”in Tariff Street. All’interno di queste strutture sarà possibile effettuare – tra un caffè e un latte macchiato – dei veri e propri check-up sulla privacy. Anche negli Stati Uniti stanno per inaugurare decine di pop-up store.
Basteranno, questi piccoli accorgimenti, ad evitare che il nostro rapporto coi social network nella realtà quotidiana si trasformi in uno degli episodi più inquietanti della serie “Black Mirror“?