Negli ultimi anni si è affermata una tendenza politically correct che stenta a riconoscere l’aumento della popolazione mondiale come un problema, la Chiesa Cattolica per esempio è da sempre in prima linea nell’affermare che il problema sono le ingiustizie, cioè la distribuzione delle risorse, e che il pianeta potrebbe sostenere una popolazione molto maggiore. Chiunque con un po’ di sale in zucca fiuterebbe l’affermazione per la puttanata che è, ma ora arriva anche notizia dall’Università di Notre Dame di una ricerca pubblicata su Nature Sustainability che afferma che la necessità di nutrire la popolazione mondiale nel prossimo futuro e il conseguente aumento dell’agricoltura porterà al diffondersi di malattie infettive.
La popolazione mondiale è stimata in crescita fino a 11 miliardi nei prossimi ottanta anni, la crescita avverrà sopratutto nelle are in via di sviluppo in cui già adesso il tasso di mortalità dovuto alle malattie infettive è molto alto (il 75% nelle are tropicali). Negli USA invece ogni anno si contano 128 mila ricoveri in ospedale e 3000 morti per infezioni da cibo. Il contatto continuato tra uomini ed animali da allevamento è responsabile di diverse pandemie degli ultimi anni, tra cui il morbo della mucca pazza e l’influenza aviaria.
Mettete insieme tutti questi dati e avrete la tempesta perfetta, ma volete un caso già verificatosi in cui l’agricoltura è alla base del diffondersi di malattie infettive tra gli uomini? L’autore principale della ricerca, Jason Rohr che tra i vari incarichi è parte dell’Iniziativa per un cambio ambientale della Notre Dame e dell’istituto Eck per la salute globale, studia la schistosomiasi umana, un’infezione da parassiti trasmessa dalle lumache in molte aree tropicali e sub-tropicali del mondo. Queste lumache si nutrono di alghe che prosperano in aree dove nelle acque si scaricano quelle ricche di fertilizzanti provenienti dall’agricoltura. Inoltre i predatori naturali delle lumache sono gamberi che si riproducono nell’estuario dei fiumi ma oggi questi estuari sono spesso irraggiungibili per via delle dighe realizzate per facilitare l’irrigazione dei raccolti.
Ecco questo è un caso di tempesta perfetta provocato dall’agricoltura, i fertilizzanti fanno prosperare (indirettamente) chi diffonde il contagio e le dighe fanno scendere il numero dei predatori degli “untori”, ed è la dimostrazione di come la necessità di aumentare la produzione di cibo a causa dell’aumento della popolazione mondiale sia un rischio per la salute globale.
Occorre chiarire che malgrado la mia polemica apertura i ricercatori non propongono una sterilizzazione di massa coatta per un drastico calo della popolazione, ma affermano la necessità di prepararsi a queste conseguenze prevedendole.
Roberto Todini