“Sonderbau” significa “edificio speciale”, e ha un’accezione sinistra, se pensiamo ai campi di concentramento. Tra le mura di tali edifici, fu attuata l’ennesima umiliazione ad opera dei nazisti: la prostituzione nei lager.
Tutto ciò iniziò con una visita di Heinrich Himmler, il capo delle SS, nel campo di concentramento di Mauthausen. Dopo aver notato la poca produttività dei prigionieri, Himmler ebbe un’idea grottesca. Al fine di incentivare il lavoro dei prigionieri, fu disposta la costruzione dei Sonderbau nei principali campi di concentramento.
Le donne scelte per prostituirsi erano sotto i 25 anni di età, per la maggior parte tedesche, ma anche provenienti dai Paesi occupati. In ogni caso, furono escluse le italiane e le ebree perché “non ariane”. Le condizioni di vita nei Sonderbau erano relativamente buone: ritmi di lavoro abbastanza leggeri, razioni di cibo accettabili e la promessa di essere liberate dopo sei mesi. Tale promessa non fu mai mantenuta.
I Sonderbau vennero inoltre giustificati anche moralmente. Si diceva, infatti, che la prostituzione servisse ad arginare l’omosessualità sempre più diffusa nei lager, e non solo trai prigionieri. Tuttavia, agli ebrei e ai prigionieri di guerra russi fu proibito frequentare i Sonderbau: erano ammessi i “triangoli verdi” (erano chiamati così i criminali comuni) e, ovviamente, le guardie.
In una realtà così terribile, si sa, la priorità è sopravvivere, e ci si adatta a tutto. E così fecero le donne del Sonderbau. Prima di iniziare ad esercitare, era obbligatoria la sterilizzazione senza anestesia. Nonostante ciò, in alcuni casi si registrarono gravidanze, che vennero prontamente interrotte con l’aborto.
Gli internati non frequentavano i bordelli dei lager solo per il piacere del sesso. Essi sentivano la necessità di tornare persone, dimenticando per un quarto d’ora gli appelli e le rigide regole del lager. Alcuni di loro facevano regali alle donne, mentre altri ancora volevano solo fare conversazione. Una piccola isola di umanità in un oceano di violenza e bestialità.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, le donne del Sonderbau si sentirono in colpa per essere sfuggite alla sorte delle altre prigioniere, e decisero di non testimoniare. Nessun risarcimento per loro. Solo negli anni Novanta la verità dei Sonderbau venne fuori. Studiosi e autori di tutto il mondo diedero finalmente voce alle donne che subirono tanti soprusi per sopravvivere.