Dopo due anni di conflitti tra i separatisti anglofoni delle regioni nordorientali e sudorientali del paese e l’apparato governativo, il Camerun è sull’orlo di una vera e propria guerra civile.
Iniziato come uno sciopero di insegnanti, la lotta per l’indipendenza di due aeree anglofone del Camerun si è trasformata in un vero e proprio conflitto armato, costringendo migliaia di civili ad abbandonare interi villaggi per sfuggire alle violenze.
La situazione, degenerata nella pressoché indifferenza internazionale, ha portato alla devastazione di intere aree della regione.
Secondo Toby Fricker, portavoce UNICEF a Ginevra, circa 1.3 milioni di persone, delle quali 650.000 bambini, necessitano aiuto. Ad oggi, solo l’8% delle persone in difficoltà riceve assistenza.
Generi di prima necessità mancanti, intere comunità distrutte, compromissione e mancanza di fonti idriche potabili, rendono il Camerun una nazione in emergenza.
Inoltre, l’inasprimento degli scontri impedisce alle forze di cooperazione internazionale di intervenire in maniera efficiente.
Alle violenze sessuali, ai reclutamenti forzati e ai rapimenti, si aggiunge il divieto di accesso alle scuole, imposto dai gruppi paramilitari.
Circa 600.000 bambini non possono godere del diritto all’istruzione: le scuole vengono chiuse o distrutte e gli insegnanti minacciati o rapiti.
“Prendere di mira l’educazione significa mettere a rischio il futuro di un’intera generazione; generazione che con il giusto supporto e le giuste opportunità potrebbe costruire un futuro più prospero e stabile” ha aggiunto Mr Fricker.
Inoltre, il bando dell’educazione rende i minori del Camerun più soggetti a situazioni a rischio: reclutamenti forzati, matrimoni combinati o gravidanze premature.
L’UNICEF sta aiutando circa 15.000 bambini, dislocandoli in centri di accoglienza fuori dalle aree a rischio del Camerun, istruendo insegnanti e personale di servizio a fornire assistenza psicologica quando necessario.
Secondo Michelle Bachelet, Alto Commissario per i Diritti Umani per l’ONU:
“La situazione sta degenerando e diventerà presto fuori controllo, se non verranno prese le misure necessarie per ridurre la tensione e riportare la fiducia”.
L’UNICEF ha invitato la popolazione a proteggere famiglie e figli, a permettere l’accesso alle forme base di assistenza sanitaria alle persone che ne necessitano e a riaprire le scuole, garantendo la sicurezza degli spazi dedicati ai minori.
Chiara Nobis