Gli inceneritori di rifiuti posti nei centri abitati sono da anni fonte di preoccupazione per una larga parte della cittadinanza, d’altro canto gli scienziati per loro stessa forma mentis non sono portati a dire “bene non farà” ma indagano con metodo scientifico e senza preconcetti per verificare se le preoccupazioni siano fondate. I ricercato britannici dell’Imperial college di Londra si occupano dell’argomento da anni ed hanno pubblicato vari studi in proposito, studi che hanno fallito costantemente nel trovare collegamenti significativi tra presenza di inceneritori di rifiuti e rischi per la salute.
Ora il sito dell’Imperial College da notizia della pubblicazione di un articolo scientifico uscito su Environmental Journal e disponibile online dal 20 giugno che riporta i risultati di uno studio di grandi dimensioni che di nuovo non ha trovato collegamenti chiari e significativi tra presenza di un inceneritore e gravi rischi per la salute.
Ma andiamo per ordine, innanzitutto il focus dello studio: danni ai feti che sono fra i soggetti più deboli, si è indagato per scoprire se nell’area di 10km attorno a un inceneritore si verificasse un incremento significativo di gravi difetti alla nascita o addirittura di nascite di bimbi morti o di morti di infanti.
La dimensione dello studio è davvero ragguardevole: dati da 22 diversi siti sparsi per tutto il Regno Unito. L’articolo riporta i risultati relativi a un sottoinsieme di 10 siti per un totale di 5000 casi di difetti alla nascita su 200000 records, i ricercatori hanno analizzato la quantità delle famigerate PM10 (la sigla significa Particulate matter con dimensione inferiore o uguale a 10 micrometri) emesse dalle ciminiere e i modelli elaborati dimostrano nessun collegamento tra morti alla nascita e gravi difetti, non perché le PM10 non siano dannose per la salute ma perché purtroppo ne abbiamo già una quantità nell’aria a cui il modesto apporto rappresentato dagli inceneritori contribuisce quasi per nulla, infatti il livello esistente al suolo nei vari siti è stato trovato essere dalle cento alle diecimila volte più elevato di quello emesso dalle ciminiere degli inceneritori.
In realtà un limitato collegamento tra l’incremento di due specifici difetti alla nascita e la presenza di inceneritori di rifiuti è stato trovato ma innanzitutto il nesso causale non è chiarissimo anche perché l’incremento è davvero modesto, inoltre i due difetti non sono nemmeno (nella stragrande maggioranza dei casi) pericolosi per la vita e si correggono chirurgicamente. Stiamo parlando di un difetto congenito al cuore e di un difetto dei genitali maschili chiamato ipospadia (l’apertura dell’uretra non è sulla sommità del pene), questi difetti non sono rarissimi, nel regno unito l’occorrenza normale è di 5,3 per mille per i difetti cardiaci e 1,9 per mille per l’ipospadia, secondo i dati della ricerca l’incremento per chi vive entro dieci chilometri da un inceneritore è in entrambi i casi di uno 0,6 per mille. In conclusione: i risultati dello studio dicono che non risulta correlazione tra rischio di nascita di bimbi morti o morti premature di infanti o effetti sul peso alla nascita con la presenza di inceneritori, mentre il leggero aumentato rischio per i due difetti non gravissimi non è davvero chiaro se sia effetto delle emissioni delle ciminiere, che come abbiamo visto sono ridicole in confronto al fondo urbano. Inoltre è anche probabile che nelle aree attorno a un impianto il traffico intenso e formato per lo più da veicoli industriali sia responsabile di un incremento delle PM10, infine sui dati epidemiologici bisognerebbe anche considerare la composizione etnica e socioeconomica della popolazione che dimora più vicino a questi impianti.
Roberto Todini