Giorgio Albertazzi si è spento stamane nella tenuta familiare di Roccastrada, dopo un periodo di sofferenza
La morte che tanto eccitava Giorgio Albertazzi per la sua incertezza, ha colto l’attore e regista italiano alle 09:00 di questa mattina. Nato nella Fiesole del 1923, aderì alla Rsi portando la vergogna, a suo dire, di aver combattuto tra le file dei fascisti.
Ricordiamo Albertazzi come un intellettuale italiano, devoto al palcoscenico e rimasto in teatro fino alla fine seppur con il rimpianto di non poter dare il meglio di sé a causa del bastone, resosi necessario per l’età avanzata.
Una produzione teatrale infinita lo vide protagonista anche dei drammi shakespeariani e, proprio a questo proposito, egli intendeva portare in scena a breve un “Giulietta e Romeo” rivisitato, avente come protagonista femminile al suo fianco Valeria Valeri. Agli appassionati e cultori del sipario non resta che immaginare come sarebbe stato vedere Romeo con il bastone e non in calzamaglia!
Albertazzi, citando Molière, aveva spesso affermato che morire sul palcoscenico sarebbe stato per lui un enorme privilegio. Così non è stato, ma l’amore di sua moglie, della famiglia e di tutti i suoi sostenitori e allievi renderà immortale il suo ricordo che non sarà mai riposto nel cassetto.
Tra le parole del grande attore teatrale e cinematografico, si connota una profonda cultura. Tra le tante considerazioni passate, una risulta essere più attuale delle altre: “Invocherei la morte se non ci fosse la poesia, l’amore. Il teatro”. Questa sua affermazione è la conclusione di un’intervista nella quale il concetto di “umanità” è riducibile a quello di uomo come “il peggiore degli animali”, destinato alla “regressione che un giorno si fermerà”, che trova riparo solo nella poesia, nell’amore e nel teatro.
“Siamo all’età del ferro. Siamo regrediti, peggiorati. L’uomo è barbaro. Ha ucciso nel nome di Dio e continua a farlo. Quale aberrazione è? Ma non credo ci sia profonda differenza tra le crociate dei cristiani e quelli che ammazzano nel nome di Allah. Tutte le guerre hanno sempre trovato una miccia religiosa. La pretesa di sostenere che il mio Dio è migliore del tuo”: quale messaggio più attuale di questo? In queste parole, un lettore attento vedrà esplicitate le teorie dello psicanalista Freud che affermava la tendenza malvagia della natura umana e la conseguente azione educativa indispensabile della società: che questo possa essere un messaggio attuale?
Rendendo omaggio al grande attore, si lascia ampio spazio alla riflessione.
Allora, Giorgio, come ci si sente a non avere più dubbi?
Maria Giovanna Campagna