I due partner di governo si dimostrano incapaci di trovare un’intesa sul doppio incarico di Marcello Foa mentre la Lega salva Radio Radicale grazie ai voti dell’opposizione
La maggioranza si spacca all’improvviso, questa mattina, durante la discussione inerente al doppio incarico di Marcello Foa, presidente di Rai e Rai Com (società controllata). L’ordine del giorno riguarda un emendamento, proposto dalla Lega, con l’obiettivo di limitare il potere del presidente sostenuto dai 5 stelle. Nell’emendamento leghista si chiarisce come Foa non potrà percepire un doppio compenso legato al suo duplice ruolo. Contemporaneamente si assegna al consiglio di amministrazione Rai il compito di sorvegliare sulla questione.
I 5 stelle, che fino a ieri sera si erano detti pronti ad accogliere l’emendamento, questa mattina si sono dimostrati incapaci di votarlo. La seduta si apre subito malissimo, con i pentastellati che litigano fuori dall’aula ritardando l’inizio dei lavori. Una volta dentro, l’accordo salta. L’emendamento della Lega non è più accettabile. La seduta viene quindi sospesa per una ventina di minuti e i 5 stelle si dicono nuovamente disposti a votare a favore. Qualche minuto dopo la ripresa della seduta, però, l’accordo salta ancora e i pentastellati escono dall’aula. Durata totale della seduta: trenta minuti. Ciò che emerge è l’incapacità del Movimento di mantenere la coesione interna necessaria. Mentre la Lega riporta una piccola vittoria morale.
Immediate le critiche dell’opposizione, perfettamente espresse dal tweet di Michele Anzaldi (PD):
Vigilanza Rai: M5s-Lega divisi su Foa hanno fatto saltare ancora una seduta. Parlamento bloccato e umiliato, maggioranza per lavorare non c’è più: uniti solo da arroganza contro istituzioni, colleghi e funzionari..
Il salvataggio di Radio Radicale
La maggioranza si spacca nuovamente in commissione Bilancio e Finanze dove viene finalmente risolta la questione inerente a Radio Radicale. La Lega si sgancia dai 5 stelle, fa blocco con le opposizioni votando a favore dell’emendamento del decreto crescita, voluto dal Pd, sul salvataggio della storica emittente. Solo il Movimento vota contro. L’emendamento viene quindi approvato e, grazie ad esso, viene prorogato il finanziamento statale alla radio, con altri 3 milioni di euro fino al termine del 2019. Pd, Lega e Forza Italia si trovano unite in questa battaglia e festeggiano, soprattutto sui social, per il risultato ottenuto. Peculiari le parole di Mariastella Gelmini: “Vittoria di Forza Italia e soprattutto della libertà di stampa”.
Una scelta tutt’altro che ponderata
In tutta la questione di Radio Radicale, però, le forze politiche non hanno mai sollevato un tema che dovrebbe essere assolutamente necessario, quando si parla di salvare o meno una radio. In quante persone la ascoltano? Sì perché Radio Radicale detiene un enorme archivio di registrazioni relative ad eventi politici e giudiziari. Ma un conto è salvare l’archivio, altro conto è salvare tutta la radio. E per decidere se salvarla o meno è necessario, come minimo, chiedersi quanti ascolti faccia.
Con Radio Radicale, però, la domanda non solo non è stata posta da nessun parlamentare. Supponiamo infatti che il lettore, preso dalla curiosità, decida di ricercar dati inerenti agli ascolti della radio. Ovviamente su internet. Perché si trova tutto su internet e, in effetti, qualsiasi altra emittente radiofonica pubblica annualmente dati di questo genere. Con Radio Radicale, però, questo non succede.
Non si trovano dati in rete se non qualche magra tabella risalente al 2014. La radio non fornisce dati o analisi e questo ci fa supporre che, probabilmente, i suoi ascolti siano tutt’altro che consistenti. Il discorso che voglio fare è dunque questo: quanto conviene salvare una radio con effettiva valenza storica ma che, da anni, non è più in grado di mantenersi o di “resistere alla concorrenza“? Non sarebbe possibile, semplicemente, salvarne l’enorme archivio? Salvarne una non implicherebbe, anche solo per coerenza, la necessità futura di salvarle tutte? Ancora una volta il parlamento agisce più per ideologia che per effettivo senso pratico, scegliendo di salvare una radio di cui, come appena detto, non disponiamo neanche di dati o analisi attendibili.
Una maggioranza agonizzante
In un solo giorno, anzi, in una mattina, la maggioranza si spacca ben due volte. Ad emergere è, senza ombra di dubbio, l’immagine di un Movimento 5 stelle che continua a deteriorarsi. Lo vediamo nel caso Foa, in cui i parlamentari si son rivelati incapaci di scegliere una linea comune d’azione e di seguirla dall’inizio alla fine. Mentre la Lega di Salvini si rafforza sempre più e comincia a rinsaldare i vincoli con i vecchi alleati di destra, il Movimento sembra sul punto di spaccarsi in tanti piccoli frammenti, indipendenti quanto insignificanti.
Andrea Pezzotta