Le navi da crociera a Venezia sono un problema e non solo alla luce dell’incidente di domenica 2 giugno. Sicurezza, ambiente, economia, progettualità in stallo sono solo alcuni dei temi che entrano in gioco quando si parla di questi giganti del mare che entrano in un ambiente così delicato.
Ci sono problemi di cui in Italia si torna ciclicamente a parlare. Succede qualcosa, si fa un gran discutere per qualche giorno e poi succede qualcosa d’altro, che ruba la scena al problema iniziale e via così, nel circolo vizioso tutto italiano dell’eterno ritorno. E’ quel che è sempre successo con le navi da crociera a Venezia: ogni tanto torna la polemica e come è arrivata se ne va. Succederà anche questa volta? Domenica 2 giugno, nel canale della Giudecca, una nave da crociera si è schiantata contro un battello ormeggiato, provocando il ferimento di cinque persone. Le immagini hanno fatto il giro del mondo e l’impressione è quella che solo una fortunata coincidenza abbia evitato la catastrofe.
L’impressionante video della collisione della Msc Opera contro un battello turistico e un molo nel canale della Giudecca e che ha causato il ferimento non grave di cinque persone
La questione delle navi da crociera a Venezia è molto semplice e molto complessa allo stesso tempo. Da una parte gli interessi economici delle grandi compagnie, che offrono ai loro clienti la possibilità di visitare la città attraccando molto vicino al centro, dall’altra la delicatezza della laguna, con l’irregolarità del suo fondale e il problema dell’inquinamento.
Il primo problema: la complessità delle manovre
Ma andiamo con ordine. Ogni anno, secondo i dati di Venezia Terminal Passeggeri Spa, transitano per il porto passeggeri del terminal lagunare circa 500 crociere. Attraccano e si fermano normalmente per un giorno, permettendo ai turisti di visitare la città in comodità. La vicinanza al centro è infatti uno dei punti di forza dell’offerta commerciale di chi propone una crociera che attracchi a Venezia. La larghezza del canale della Giudecca, tra i 250 e i 300 metri, impone però dei limiti dimensionali alle compagnie di navigazione e prevede che le manovre delle navi in transito siano supportate da uno o due rimorchiatori.
Esattamente quello che è avvenuto domenica mattina, con la Msc Opera, lunga 274 metri, larga 32 e alta 54 e trainata, appunto, da due rimorchiatori. Sarebbero stati questi ultimi a perdere il controllo della nave da crociera, per via di un guasto ai motori che avrebbe reso la Msc Opera ingovernabile.
Durante la manovra, la nave stava infatti seguendo il percorso obbligato previsto per le crociere, che non possono passare ovunque. Le navi arrivano normalmente nella laguna dalla bocca di porto di San Nicolò e, percorrendo il canale della Giudecca, raggiungono la Marittima, il porto di Venezia. Questo tragitto evita ai giganti del mare i punti in cui il fondale è più basso, vista l’estrema irregolarità della laguna. Basti pensare che la profondità dei canali passa da pochi metri fino a toccare i 22 e, sotto la superficie dell’acqua, con lo scafo, una crociera può raggiungere anche i 10 metri di profondità.
I motori delle navi da crociera a Venezia sono perennemente accesi
Venezia non è fatta per il transito delle crociere. Ma neanche per la sosta, se è per questo. Le navi infatti per attraccare necessitano normalmente di moli lunghi e attrezzati. A Venezia c’è la cosiddetta Marittima, a ovest del centro storico e a ridosso del sestiere di Santa Croce, che però ha dei limiti strutturali. Le navi qui non possono infatti collegarsi alla rete elettrica e, così, sostano tenendo i motori accesi.
L’indotto generato dal turismo
La chiusura della laguna alle navi da crociera comporterebbe la rinuncia all’indotto generato dal passaggio dei potenziali 2000/2500 turisti per nave. Nel lontano 2015, il Sole 24 Ore aveva stimato un valore di 436,5 milioni di euro per il mercato del turismo crocieristico in Italia. Lo stesso studio riportava coma la metà di questa cifra, cioè 283,6 milioni di euro, riguardasse solo Venezia. Il porto di Venezia risulta il primo nel Mediterraneo per il traffico passeggeri (l’Italia attrae il 50% del traffico turistico), ma dal 2016 le compagnie di navigazione sembrano dare priorità al Pireo e alla Turchia. Costa Crociere, per esempio, ha trasferito da Bari alla Grecia numerose navi, dopo avere modificato le tratte con 33 navi spostate da Venezia a Trieste.
Negli anni soluzioni impraticabili
Un luogo come Venezia pone ostacoli tra l’ammodernamento e la conservazione della laguna. Nel tempo, si è pensato di fare accedere le navi alla Marittima da sud, ma questa modifica avrebbe reso necessario lo scavo di una nuova parte di canale, con effetti troppo gravosi per l’ecosistema lagunare.
Altri hanno ritenuto plausibile lo spostamento del terminal crociere al porto industriale di Marghera, ora utilizzato a un regime molto inferiore alle potenzialità. Il trasloco risolverebbe diverse questioni, ma le aziende delle grandi navi si oppongono, per non rinunciare all’arrivo vicino al centro storico. L’adattamento del porto di Marghera al traffico navale civile si tradurrebbe poi in ingenti opere di bonifica dal costo enorme.
C’è chi ha poi ha avanzato la proposta di costruire un nuovo porto appena fuori dalla laguna, lungo il lido di Venezia. Il progetto però non è visto di buon occhio dai residenti delle numerose zone interessate. A questo malcontento, si aggiungerebbe poi anche la questione ambientale.
Solo navi da crociera sotto le 96mila tonnellate: un piccolo passo avanti
Ad ogni modo, tra decreti bloccati dal Tar, proteste dei comitati ambientali, dei residenti e progetti che non partono mai, dal 1 gennaio 2015 le compagnie di navigazione hanno deciso di introdurre a Venezia solo unità fino a 96.000 tonnellate di stazza lorda. Un passo avanti, considerando che le più grandi navi da crociera moderne superano facilmente le 200 mila tonnellate. Una reazione a caldo è arrivata dal ministro Toninelli, che vede come vicino lo stop alle grandi navi in laguna e che afferma di essere al lavoro “per risolvere un problema lasciato marcire per troppi anni”. Il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha chiesto di deviare in tempi stretti il traffico sul canale Vittorio Emanuele III, in attesa dell’individuazione di una soluzione che salvaguardi la laguna, il suo ecosistema, i suoi residenti, ma anche la sua economia.
Elisa Ghidini