No, la vittoria di Matteo Salvini a queste elezioni non stupisce affatto: la Lega aveva puntato al 35% dei consensi alle europee e ci è andata davvero vicino, con il suo 34,3%.
Inutile negare che il suo leader conosca bene gli attuali elettori italiani e questo è un elemento di forza. Ma c’è un dettaglio che sembra non tornare: la vittoria della Lega a Riace.
Lampedusa e Riace, “i due comuni che la sinistra ha scelto come simbolo dell’anti-salvinismo”, hanno ceduto e la Lega è diventata anche qui il primo partito. Questi risultati non erano affatto così scontati, tanto che nella sede di via Bellerio a Milano, Salvini lo ha sottolineato.
“La richiesta di un’immigrazione regolare, qualificata e positiva, non è un mio capriccio ma volontà degli italiani”, ha detto nel momento clou dell’intera conferenza stampa.
C’è da dire che questi due comuni sono solo una piccola parte degli italiani: Lampedusa ha circa 5800 abitanti, mentre Riace solo 2309. Ma la loro opinione colpisce, proprio perché vivono nei paesi simbolo degli sbarchi e dell’accoglienza.
Nell’isola siciliana Matteo Salvini ha ottenuto il 45,85% dei voti, più del doppio del Pd. La sinistra tra i candidati aveva scelto Pietro Bartolo, il medico dei migranti, che con le sue 135mila preferenze dovrebbe accedere comunque all’europarlamento.
Il caso Riace
Nel borgo calabrese dei Bronzi, il 30,75% dei votanti ha premiato la politica promossa dal ministro dell’Interno. Il secondo partito è il Movimento 5 stelle (27,43%), seguito dal Pd (17,39%), da Forza Italia (9,1%) e da Fratelli d’Italia (6,4%). Una tendenza confermata anche dai risultati delle elezioni comunali: l’ex sindaco Mimmo Lucano non sarà un consigliere. La lista in cui si era candidato, “Il cielo sopra Riace”, guidata dall’ex assessore ai Lavori pubblici Maria Spanò, infatti, è arrivata terza, e avrà un solo seggio. Il nuovo Primo cittadino è Luigi Trifoli, un leghista non dichiarato.
Lucano tornerà in esilio come un novello Dante: su lui pesa ancora l’inchiesta della Procura di Locri per presunte irregolarità nella gestione dei progetti di accoglienza. Proprio in questo ultimo punto potrebbe essersi nascosta la risoluzione del “caso Riace”. Il comune calabrese è famoso in tutto il mondo per la strategia promossa dal vecchio Primo Cittadino. Detto in breve, il modello Riace consiste nell’ospitare i migranti nelle case disabitate del paese, concesse in comodato d’uso. I soldi, stanziati dal Ministero dell’Interno con lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), vengono girati a delle cooperative, di cui fanno parte anche i riacesi. Queste danno la possibilità ai migranti di imparare un mestiere. Con la sua azione, Mimmo Lucano avrebbe salvato dallo spopolamento il piccolo centro cittadino e dato una nuova spinta all’economia.
Per questo nel 2016 è stato inserito dalla rivista Fortune tra gli uomini più influenti del mondo. Lucano per i riacesi è stato un leader. Ma l’inchiesta attualmente in corso, sebbene ancora nessuna accusa sia stata dimostrata, è bastata, probabilmente, per minare la sua credibilità e mandare in fumo 14 anni di lavoro. Riace ha perso il suo punto di riferimento, e Dio solo sa quanto ne abbia bisogno, un po’ come tutti gli italiani.
Perché cerchiamo disperatamente un leader?
Il caso Riace permette di analizzare in piccolo un fenomeno generale: la mancanza di una cultura politica in Italia. Una colpa grave, che ha effetti visibili specie nel momento del voto. Il diritto e dovere civico, stabilito costituzionalmente, spesso è esercitato con superficialità. Il primo passo sarebbe prendersi del tempo per leggere e valutare i programmi dei partiti candidati, e solo dopo esprimere la propria preferenza. Quanti lo hanno fatto?
Ma la responsabilità di questo è anche nella scuola: manca la lettura dei giornali, uno studio ragionato dell’educazione civica (spesso inesistente nei programmi), così come della storia contemporanea, anch’essa indispensabile per capire la realtà. Quanti hanno colmato da soli questo vuoto?
Il risultato è che non si votano più le idee da molto tempo (dal crollo della Prima Repubblica), anche perché sono confuse e volatili. E così gli italiani ripongono la loro fiducia nel leader di turno, quello capace di percepire il bisogno del momento. Questo è accaduto a Riace con Mimmo Lucano, che ha dato una spinta all’economia e poi è stato “tradito” dagli stessi riacesi. Nel resto dell’Italia uguale destino è toccato a Silvio Berlusconi, a Matteo Renzi e a Beppe Grillo. Questa è l’era di Matteo Salvini, ma ogni “capitano” è sostituibile e anche il suo tempo finirà. Senza offesa, sono solo i corsi e ricorsi della storia.
Marina Lanzone