Detenuti occupati nei centri di smistamento Amazon. È questo l’accordo che il colosso e-commerce farà nei prossimi giorni con due case circondariali italiane: Vallette di Torino e Rebibbia di Roma.
L’intesa è stata confermata dal direttore del penitenziario del capoluogo piemontese Domenico Minervini sulle pagine del quotidiano La Repubblica.
Il prossimo 30 maggio verrà firmato nel Dipartimento di amministrazione penitenziaria un patto che vedrà i detenuti lavorare come magazzinieri e supporto alla logistica sia a Torino che a Roma.
“Si tratta di un importante accordo con un’azienda internazionale e seria”, ha detto Minervini. Il primo centro nascerà proprio all’interno del carcere di Torino dove sarà ristrutturato un capannone al momento non utilizzato. I detenuti saranno assunti dall’azienda e verranno retribuiti anche se non sono ancora noti dettagli come la paga oraria. Questo lavoro rientrerà nel progetto di reinserimento dei carcerati nella società.
Amazon è notoriamente un’azienda che ama sperimentare
Un’altra novità è arrivata da poche ore dopo che in America e nel Regno Unito sono stati installati nei magazzini degli schermi accanto alle postazioni dei lavoratori. In questi mini televisori il lavoro viene trasformato in un videogioco. Tutte le azioni fisiche dei magazzinieri vengono proiettate, come dentro un videogame, in movimenti di gioco.
Nella pratica, più velocemente un magazziniere preleva oggetti e li mette dentro una scatola, più facilmente il suo personaggio acquisirà punti. Questi giochi – con nomi come PicksInSpace, Mission Racer e CastleCrafter – vogliono rendere meno noioso il lavoro ma si propongono anche incoraggiare i lavoratori a una maggiore produttività, mettendoli uno contro l’altro.
In almeno una struttura tra quelle che adottano già questo sistema, i manager premiano i lavoratori che ottengono punteggi elevati con i cosiddetti “swag bucks”, una valuta aziendale che i magazzinieri possono scambiare solo con prodotti di marca Amazon, come magliette e bottiglie d’acqua. Modi totalmente nuovi di lavorare, volti da un lato al reinserimento di persone nella società, come accadrà nelle carceri italiane, e dall’altro al rispetto verso il dipendente.
Enrica Iacono