Mancano cinque mesi al referendum “storico” costituzionale. Renzi ha aperto le danze con la sua campagna per il SI, sul piatto della bilancia troviamo da una parte il SI ( unica scelta plausibile per lui, intendiamoci) e dall’altra il “me ne vado”. L’alternativa al consenso sono le sue dimissioni e le dimissioni della ministra Maria Elena Boschi, che ha anche l’onore di dare il nome a questa riforma.
A Bergamo il nostro premier ha elencato tutti i pro della riforma, i contro non ci sono ( sempre secondo lui). Il nostro amato presidente del consiglio sostiene che se vince il NO, grazie anche a questa legge elettorale (voluta da lui), sarà il paradiso degli inciuci, che detto da lui, diventato il “padrone” senza essere votato è tutto dire. La sua compagna di viaggio Maria Elena Boschi rincara la dose in TV attaccando l‘ANPI, rei di aver deciso di schierarsi per il NO ( con una votazione regole e quasi unanime), affermando che il vero partigiano vota SI. Che belle parole, che charme, dopo tutto questo ora la battaglia si combatte su quanti costituzionalisti firmeranno per l’una o per l’altra sponda. Renzi punta a mille ( anche se non sono costituzionalisti, anche se non sono diplomati, l’importante è fare numero). Dalla parte della riforma già sono stati arruolati Berlinguer, Ingrao e Iotti, si sta anche valutando il consiglio di Bersani “ A questo punto possiamo metterci anche Lenin diceva “ Tutti i poteri ai Soviet” più monocameralismo di così”.
Ora bisogna capire cosa andiamo a votare. La domanda a cui dobbiamo rispondere è: “ Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della costituzione” approvato dal parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 aprile 2016’”.
In sostanza è la fine del bicameralismo perfetto e l’inizio di un bicameralismo non ben identificato. Questo comporta la riduzione dei senatori da 315 a 100, 95 verranno eletti dai consigli regionali ( il loro stipendio sarà unicamente quello regionale) e 5 dal Presidente della Repubblica. Non verranno più nominati i senatori a vita, questa carica spetterà solo ai presidenti della Repubblica in pensione. Il loro compito principale sarà fare da raccordo tra le regioni e lo stato. Tutto questo dovrebbe comportare un risparmio, che guardando bene non è poi così elevato, e favorirà la partecipazione del popolo. Questo secondo punto mi lascia perplesso, se i cittadini potranno votare solo la Camera dei Deputati e per indire un referendum dovranno raccogliere centomila firme in più di adesso dove si trova questa “favorevole partecipazione”?
Sarà un estate lunga e divertente, piena di botta e risposta tra i siisti e i noisti, aspettatevi grosse risate. Un ultima cosa ve la voglio dire, un consiglio diciamo, se volete dare un voto consapevole quando leggete un giornale e trovate una notizia sulla guerra di questo referendum fate una bella cosa girate pagina.