Ha vissuto gridando.
E’ morta nel silenzio, uccisa sulla porta di casa sabato mattina.
«Mi hanno insultata, ricoperta di fango. E ora vogliono uccidermi. Ma io non mi fermo, continuerò a gridare la mia rabbia contro questo mondo assurdo che vede le Donne schiave»
Mena Manga, giornalista afghana, è stata assassinata a Kabul.
Aveva sempre rifiutato d’andarsene:
“Voglio lottare per loro, per tutte le Donne incatenate dal sopruso. Che senso avrebbe la mia lotta se io fuggissi per mettermi in salvo ? Quante Donne, vittime della violenza, possono fuggire ? Nessuna.No, io resto”
Mena Mangal non è stata uccisa perché giornalista ma in quanto donna giornalista e attivista per i diritti umani.
Parliamo di “femminicidio” in Italia figuriamoci in Afghnistan dove la violenza sulle Donne è un dramma infinito e il fondamentalismo religioso la fa da padrone.
Anche io piango per la morte di Mena Mangal e per l’atroce destino delle donne afghane che sono ancora le prime vittime di omicidi, stupri, lapidazioni e matrimoni forzati.
Lei stessa era stata venduta dai genitori, a soli 10 anni, ad un ricco contadino 55enne.
Appena le fu possibile inizio’ a ribellarsi e riuscì a trascinare l’uomo ed i suoi genitori in Tribunale.
Anni d’attesa ma alla fine vinse, ottenne il divorzio e si dedico’ a tutte le altre vittime di questa barbara usanza.
Della sua morte non se ne parla.
Nessuna t-shirt con “Je suis Mena”
Non ci sono scarpe rosse per le strade di Kabul.
Ma anche qui, nella civilissima Europa, un tappeto di silenzio ha coperto il suo grido di dolore.
Forse bisognava urlare.
Forse bisognava scendere in strada.
Per Mena e per tutte le Donne.
Quelle afghane, quelle italiane, siriane, americane, congolesi, brasiliane, libiche e francesi.
Per tutte loro.
Invece silenzio…
Mena non lo meritava questo silenzio.
Lei ha sempre urlato il suo sdegno, noi abbiamo sempre taciuto.
Un’ora dopo la sua morte, poco distante da quella porta insanguinata, una bomba uccideva 7 bambini.
Giocavano con un pallone di stracci ed hanno calpestato una mina.
Dilaniati.
Lei, loro, vittime di una violenza assurda che non risparmia nessuno e colpisce sempre i più deboli.
Perché oltre che essere assassini, sono anche vigliacchi.